Image

Massimo Garavaglia

Image

Massimo Garavaglia

Un Ministero per rimediare alla devastazione pandemica

Nato da un anno con Draghi, il ministro del turismo Garavaglia vuole riportare l’Italia al primo posto tra i Paesi più desiderati: strutture ricettive ammodernate, più scuole di settore, coordinamento fra le Regioni, un Enit efficiente. Quasi 7 miliardi da spendere.

Compie un anno il Ministero del Turismo, dallo scorso 2 marzo guidato da Massimo Garavaglia (Lega). Dal 2013 la politica del turismo era stata una semplice Direzione Generale dell’allora Mibact, Ministero per i Beni e le Attività culturali: una ventina di persone. Pochi mesi fa è avvenuto il trasloco nella nuova sede del Ministero: un edificio degli anni Trenta, accanto al parco di Villa Ada, un tempo Ministero delle Colonie dell’Africa Orientale. Non tutto è pronto, in parte gli uffici sono ancora vuoti e l’organico del personale, ormai una settantina di persone, si sta completando.

La separazione dal Ministero della Cultura decisa dal governo Draghi era avvenuta alla fine di febbraio 2021 con il turismo in crisi, travolto dalla pandemia da Covid-19. Dopo anni in cui il turismo si era configurato come uno dei settori economici più importanti e vitali del Paese, con quasi il 14% del Pil nazionale (indotto compreso), il 2020 si era da poco concluso con un bilancio drammatico: 237 milioni di presenze in meno rispetto all’anno precedente. Dunque la nuova struttura ministeriale, non ancora a regime, è tuttora impegnata a mitigare gli effetti della crisi finanziando con forti risarcimenti gli operatori del settore.

Soltanto per l’ultima tranche del 2021 dei cosiddetti «ristori» il Ministero ha distribuito 1,7 miliardi di euro. Sono in particolare pesantissime le conseguenze della crisi del turismo nelle grandi città d’arte come Firenze, Roma, Venezia, Napoli: niente turisti stranieri (spesso ad alta capacità di spesa), soprattutto americani, cinesi, russi, con molti ristoranti e alberghi tuttora chiusi. Il ministro Garavaglia ha parlato di un «pit stop» di tutto il settore anche se è stato assai minore il danno per le città d’arte più piccole, per esempio Mantova, Ferrara, Perugia, Todi...

In via di Villa Ada si conta su un forte rimbalzo nel corso del 2022,ma è stato già avviato un piano strategico per favorire la ripresa futura. Due le fonti di finanziamento sulle quali può contare il Ministero per i prossimi 3 anni: 2,4 miliardi in arrivo dall’Ue per il Pnrr e oltre 1,7 miliardi di fondi della recente Legge nazionale di Bilancio, aumentati poi di 120 milioni per i primi tre mesi del 2022. Secondo il ministro Garavaglia non basterà un semplice rilancio, contando sulla ripresa spontanea del turismo.

I fondi europei in arrivo dovranno essere utilizzati per una politica nuova, una strategia che «cambierà il volto del turismo italiano». Sulla politica del passato l’analisi del Ministero è fortemente critica: nel 2019 a gennaio, come ogni anno, l’Italia era ancora il Paese più ricercato al mondo su Internet come meta turistica. Ma a dicembre scorso le presenze erano scese al sesto posto. È chiaro che se è vero «siamo il Paese più bello del mondo, un insieme culturale e storico inimmaginabile altrove», finora gli operatori turistici hanno vissuto di rendita. Il successo, cioè, finora è venuto da sé.

La crisi economica del 2008 prima, e poi quella attuale dettata dalla pandemia hanno fatto capire che essere «il Paese più bello del mondo» non basta più. Altri Paesi, meno naturalmente attrattivi di noi, hanno intensificato l’offerta turistica e oggi ci superano. Hanno introdotto misure, leggi, agevolazioni che noi ancora non abbiamo. Il Ministero cita la Spagna che ha lanciato offerte turistiche molto aggressive e da tempo investe nel settore con eccellenti risultati, anche grazie all’azione dell’Agenzia nazionale spagnola del turismo, omologa al nostro Enit.

Il Ministero ricorda però che quell’ente ha il doppio del budget italiano, 80 milioni all’anno contro 40. Noi siamo al livello del Portogallo, che ha la metà dei nostri abitanti e un’attrattività assai minore. Ancora dalla Spagna un altro esempio segna il nostro ritardo: quel Paese ha 60 istituti scolastici che preparano alle professioni del turismo, dai camerieri ai manager. Noi ne abbiamo 14. Nella classifica dei Paesi più visitati ci ha superato anche il Giappone. Abbiamo inoltre problemi irrisolti nel mercato italiano del lavoro: non si trovano, per esempio, camerieri e baristi. Anche per questo, il Ministero è deciso a favorire nuovi corsi per la formazione degli addetti.

Un altro punto cruciale per il futuro del turismo riguarda le strutture ricettive: le nostre sono spesso molto datate. Per questo saranno fondamentali i fondi europei del Pnrr per i quali un Decreto legge ha già previsto la destinazione: tra queste 500 milioni di credito d’imposta all’80% a fondo perduto per le imprese turistiche e altri 500 per l’ammodernamento delle strutture ricettive. Ma se si contano anche le risorse e i prestiti agevolati previsti nel Fondo di Garanzia, nel Fondo Bei (Banca Europea per gli Investimenti)e nel Fondo Rotativo si arriva, con un’agevole leva finanziaria, a un totale di quasi 7 miliardi.

Intanto è partita anche la legge nazionale di Bilancio per il Turismo: 848 milioni per progetti mirati che comprendono anche diverse iniziative in comune con il Ministero della Cultura, come quella del Progetto borghi, già in corso, e dei Cammini religiosi. Di particolare rilievo, tra turismo e cultura, il finanziamento per l’organizzazione turistica del Giubileo del 2025: 1,5 miliardi dal Pnrr oltre ai 500 milioni della nostra legge statale.

Ulteriore punto dolente: da anni si auspica una riforma dell’Enit, l’Agenzia nazionale del Turismo che non riesce a svolgere in modo efficace il suo ruolo nel promuovere l’Italia come meta turistica nel mondo. È al momento in corso una completa ristrutturazione con ampliamento dei suoi compiti. È stato da poco nominato il nuovo amministratore delegato, Renata Garibaldi, specialista di enogastronomia, mentre è nei piani del Ministero il rafforzamento dell’intera struttura. Oggi ha un organico di sole 70 persone, ancora in attesa di essere trasferite nella nuova sede del Ministero.

Cambierà tutto: è in corso l’assunzione di 120 tecnici qualificati in 7 settori: giuridico, turistico e dei beni culturali, comunicazione, informatico, ingegneristico, linguistico, statistico ed economico. Una rivoluzione. Ciò che manca davvero è un efficace coordinamento tra azioni nazionali e regionali. Secondo la Costituzione, le Regioni hanno piena autonomia sul turismo e questo ha creato in molti casi dispersione di energie, spreco di risorse, scarsa efficacia, compresa la moltiplicazione dei siti web con dannosa concorrenza tra Regioni. L’Enit intende seguire l’esempio del Giappone: si propone di creare l’hub di tutto il Paese con il sito Italia.it che, promette il Ministero, diventerà un grande contenitore di promozione e informazione coordinando anche l’offerta regionale.

Massimo Garavaglia

Edek Osser, 01 aprile 2022 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Era il marzo 1974 quando dagli scavi della necropoli sarda affiorarono 16 pugilatori, 6 arcieri e 6 guerrieri: 44 sculture in frammenti. Stanziati ora 24 milioni di euro per nuovi cantieri e ricerche nella penisola del Sinis

Così sarà il museo torinese dopo gli interventi del grande progetto che partirà nella primavera del prossimo anno in vista delle celebrazioni del bicentenario

Continua il viaggio con il direttore del Museo Nazionale Romano nelle quattro sedi in riallestimento. Alcuni capolavori verranno spostati da Palazzo Massimo a Palazzo Altemps. Ma c’è chi protesta

Al Ministero della Cultura si lavora al bando di concorso internazionale per assegnare la direzione di 13 musei: i candidati non italiani dovranno avere una conoscenza certificata da test della nostra lingua

Un Ministero per rimediare alla devastazione pandemica | Edek Osser

Un Ministero per rimediare alla devastazione pandemica | Edek Osser