Una veduta di «Videomobile» dei Masbedo a Palazzo Costantino di Palermo

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Una veduta di «Videomobile» dei Masbedo a Palazzo Costantino di Palermo

Un Gutai, Kippy il bello e un set a Palermo

Manifesta e dintorni: Shimamoto, Kippenberger e i Masbedo

Tra gli eventi collaterali di Manifesta 12 e nell’anno di Palermo Capitale italiana della Cultura, una mostra organizzata dall’Istituto Svizzero in occasione dei settant’anni della sua fondazione approda a Palazzo Sant’Elia, sede dell’omonima fondazione. «The Museum of Modern Art Syros» è la rassegna dedicata all’artista tedesco Martin Kippenberger scomparso nel 1997 a soli 44 anni. Una vita breve dedicata a incarnare la condizione dell’artista attraverso un volto da attore cinematografico (era soprannominato «Kippy il bello») e una performatività irriverente che coinvolgeva spesso musei e istituzioni del mondo dell’arte, come quando una sua opera, l’ormai celebre rana crocifissa, nel 2008 suscitò aspre polemiche, il licenziamento di Corinne Diserens, direttrice del Museion di Bolzano, e la reazione del Vaticano. La mostra di Palermo, visitabile fino al 31 luglio, è curata da Samuel Gross e accompagnata da simposi, proiezioni e concerti (il 6, 7, 8 luglio) e prende spunto dall’ultimo progetto curato dall’artista prima di morire, al Mamco di Ginevra, e soprattutto dall’esperienza legata negli anni Novanta a quel «non museo» fondato lontano dai centri del potere dell’arte, che risponde al nome di Momas (parodiando il nome di un celebre museo americano) in Grecia. Una riflessione caustica e irriverente che attraverso opere, documenti raramente esposti e fotografie si interroga sulla difficile relazione tra individuo e istituzione museale, mettendo al centro questioni come il ruolo e la libertà dell’artista.

Alla Fondazione Sant’Elia è inoltre in corso fino al 6 agosto «Shozo Shimamoto. Spazio nel tempo», ampia retrospettiva sull’artista giapponese, curata da Achille Bonito Oliva. Il progetto è firmato dalla Fondazione Morra e realizzato con il supporto dell’Associazione intitolata all’artista, in collaborazione con la Fondazione Sant’Elia, all’interno del programma Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018. La mostra, che propone una visione completa della ricerca dell’artista giapponese (Osaka, 1928-2013) definito da Bonito Oliva «un nomade samurai dell’arte», ripercorre il passaggio dalla pittura all’happening, con le azioni realizzate negli anni Cinquanta in Giappone (per la prima volta in Italia sono esposte anche le carte di quel decennio), fino ai più recenti interventi in Italia dove i lavori si caratterizzano per una grande e più spettacolare costruzione scenica. Questo arco cronologico è documentato dalle prime opere con il gruppo Gutai - Movimento d’Arte Concreta, di cui Shimamoto è stato cofondatore con Jiro Yoshihara nel 1954, e dai lavori realizzati a Napoli e dintorni, dove anche in passato è stata intensa l’attività di promozione del lavoro del maestro giapponese. Nel dicembre 2017, sempre ad opera della Fondazione Morra, l’Associazione Shozo Shimamoto, istituita nel 2007, ha inaugurato la sua attività nel settecentesco Palazzo Spinelli di Tarsia a Napoli.

Il cinema nel cinema è invece la chiave di lettura delle due opere presentate in occasione di Manifesta 12 dai Masbedo, duo composto da Niccolò Massazza (1973) e Jacopo Bedogni (1970), attivi a Milano dal 1999 con video e videoinstallazioni. Palermo è però la protagonista di queste opere. «Videomobile», a Palazzo Costantino sino al 4 novembre, è un lavoro in progress, un viaggio nella cultura e nei simboli palermitani fatto di performance e interviste che, in un «tour performativo», hanno coinvolto personaggi di spicco (Vittorio de Seta, Gianfranco Mingozzi, Michelangelo Antonioni, Ugo Gregoretti, Mario Baffico, Francesco Rosi, Pier Paolo Pasolini, Letizia Battaglia, il puparo Mimmo Cuticchio) e altri meno noti attori-autori, truccatori e comparse che hanno scritto la storia del cinema nel capoluogo siciliano. Un vecchio furgone degli anni Settanta è il veicolo dotato di telecamere, monitor, schermi, luci, impianto audio con il quale i Masbedo hanno realizzato questo caleidoscopico e visionario viaggio. Il regista De Seta (1923-2011) e Cuticchio sono rispettivamente il protagonista e il deus ex machina dell’installazione, «Protocollo no. 90/6», esposta nella Sala delle Capriate all’Archivio di Stato. È anche un poetico documento sulle tormentate vicende di De Seta, «osservato speciale» dall’autorità per i contenuti sociali dei suoi film e sospettato di simpatie comuniste. A Cuticchio si deve l’animazione della marionetta di legno che, gigantesca, domina la scena.
 

Una veduta di «Videomobile» dei Masbedo a Palazzo Costantino di Palermo

Giusi Diana, Olga Scotto di Vettimo, 27 luglio 2018 | © Riproduzione riservata

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