«Noire et blanche» (1926) di Man Ray, fotografia / photograph new print, 1980 © Man Ray Trust

Image

«Noire et blanche» (1926) di Man Ray, fotografia / photograph new print, 1980 © Man Ray Trust

Tutti i linguaggi di Man Ray

A Palazzo Ducale, sette sezioni ripercorrono la straordinaria ricerca dell’artista americano tra fotografie, disegni, dipinti, sculture e film

In un articolo del 1927, André Breton parlava di Man Ray come di qualcuno in grado di guidare la fotografia «verso fini diversi da quelli in vista dei quali era stata apparentemente creata e, in particolare, pur mantenendola nei limiti delle sue risorse, verso una completa e interessata esplorazione di quella regione su cui la pittura si era illusa di poter conservare un dominio esclusivo».

È a questo primario artista che Palazzo Ducale dedica, fino al 9 luglio, la mostra «Man Ray. Opere 1912-1975». L’esposizione, curata da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, è divisa in sette sezioni che ripercorrono cronologicamente lo straordinario percorso di Emmanuel Radnitzky (Filadelfia, 1890-Parigi, 1976), in arte Man Ray.

Più di 300 opere tra fotografie, disegni, dipinti, sculture e film, delineano un artista difficile da raccontare, che ha utilizzato i più svariati linguaggi artistici, attraversando il Dada e il Surrealismo al fianco di figure mitiche come Marcel Duchamp.

In mostra lavori iconici, come «Le Violon d’Ingres» e «La Tonsure», che toccano temi-cardine del percorso artistico di Man Ray, come il corpo, soprattutto quello femminile, e la luce, sempre protagonista, considerata al pari di un pennello. Nel ricco percorso espositivo il visitatore ha modo di seguire la parabola artistica di Man Ray, tra gli Stati Uniti e l’Europa.

Una carriera contraddistinta, come scrive l’autore nella sua autobiografia, da sempre «nuove escursioni nell’ignoto», che ci hanno regalato alcune delle immagini più affascinanti e influenti dell’arte del ’900.

«Noire et blanche» (1926) di Man Ray, fotografia / photograph new print, 1980 © Man Ray Trust

Bianca Cavuti, 17 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

A Palazzo Santa Margherita, scambio, connessione e dialogo sono i concetti alla base di un confronto intergenerazionale. Sette nuove opere entreranno a far parte della Collezione Galleria Civica del Comune di Modena

Il Rautenstrauch-Joest Museum riflette sulla nostra comprensione del passato attraverso il lavoro di Patrick Waterhouse e un gruppo di artisti Warlpiri, società aborigena dell’Australia Centrale

Alla Fondazione Modena Arti Visive l’autore statunitense percepisce nelle sue opere la rete come luogo di potere, «dove si esercita un potere accentrato e monetizzato»

È la prima donna afroamericana a ricevere l’Hasselblad Award, da molti considerato una sorta di Nobel della fotografia

Tutti i linguaggi di Man Ray | Bianca Cavuti

Tutti i linguaggi di Man Ray | Bianca Cavuti