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La Manica interna del chiostro di Santa Caterina a Treviso

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La Manica interna del chiostro di Santa Caterina a Treviso

Treviso, arrivano gli Impressionisti di Goldin. Si smantella il Museo di Santa Caterina

Disallestimento in corso nell'ex convento, destinato a diventare «contenitore espositivo»

Veronica Rodenigo

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Treviso. Dopo Escher (31 ottobre 2015 - 3 aprile 2016) e in attesa di accogliere gli Impressionisti di Marco Goldin («Storie dell’Impressionismo. I grandi protagonisti da Monet a Renoir da Van Gogh a Gauguin», 29 ottobre-17 aprile 2017) insieme alle altre due proposte espositive che il curatore trevigiano ha scelto di correlarvi, il Museo di Santa Caterina è da maggio nuovamente ridotto a cantiere.
Sino a ieri, 24 agosto, una selezione di quanto rimane della sua pinacoteca è stata temporaneamente relegata in un allestimento provvisorio, entro due singole sale al primo e al secondo piano. Nella prima un nucleo di lavori, dal Cinque all’Ottocento, proponeva un’impostazione tematica (musica, ritrattistica, la città: nella sala s’imponeva una notevole incisione settecentesca della pianta di Parigi di Louis Bretez: 20 fogli appena oggetto di restauro e provenienti dalla biblioteca comunale). Al secondo piano la scelta era incentrata sul tema del sacro con Bellini, Cima, Bassano, Giandomenico Tiepolo.

Da stamane ciò viene ancora una volta disallestito perché di fatto, esclusa la sezione archeologica e l’ex chiesa di Santa Caterina, tutti gli ambiti devono essere adibiti per tempo alle tre proposte temporanee, con buona pace della pinacoteca, un tempo occupante l’intero primo piano, oggi interessato dal completamento di un adeguamento già avviato per la mostra dedicata a Escher.
Il curatore trevigiano promette di selezionare alcuni «pezzi da novanta» per porli in dialogo con la sua proposta, pare nella manica lunga; non è dato sapere secondo quale criterio né, a mostre concluse, quali saranno le linee guida del successivo riallestimento mancando ad oggi la figura di un direttore museale per il polo trevigiano.
Così in autunno si completerà il lungo processo che ha visto il Museo Civico di Arte Medievale e Moderna trasformarsi in contenitore espositivo.

L’amministrazione cittadina ha scelto per la realtà museale questo destino dando il via a un tormentato iter ancora il 19 dicembre 2014 e affidando con determina dirigenziale (ossia attraverso incarico diretto) un adeguamento funzionale a Edoardo Gherardi, architetto allestitore di tutte le mostre goldiniane, per un importo di 38mila euro.
Allora l’azione era finalizzata a rendere compatibile il contenitore con la rassegna «Treviso il mondo», sempre ideata da Marco Goldin, chiamato dal primo cittadino Giovanni Manildo. I passaggi successivi, intrisi di opposizioni e polemiche, hanno condotto, com’è noto, a una temporanea rinuncia di questo progetto, all’intermezzo strategico della mostra portata a Treviso da Arthemisia (sempre su progetto di Gherardi) sino alla soluzione attuale. Ossia: con una richiesta del 19 aprile 2016 e accolta da delibera comunale del giorno seguente, la società Linea d’Ombra ha di fatto ottenuto un’ulteriore concessione degli spazi museali.

L’attuale cantiere è finalizzato a rendere conforme agli standard espositivi dei prestatori la parte restante con l’apposizione di inferriate alle finestre (facciata e manica interna del chiostro maggiore incluse) nonché di grate a ogni ingresso, il tutto autorizzato (stando sempre a quanto si riesce a ricostruire attraverso le delibere) da parere favorevole della Soprintendenza ottenuto in data 25 marzo.
Una data che però stranamente precede la richiesta di ampliamento degli spazi da parte di Linea d’Ombra.

In un simile quadro sarà necessario approfondire secondo quale piano museologico e quali normative sia stata resa possibile l’operazione trevigiana attuata da un privato in un museo di natura civica e giustificata come miglioria. Un’operazione in cui il privato figura anche, come diffuso da comunicato stampa del 2 maggio, lo stesso finanziatore dei lavori: 640,00 euro in tutto di cui 150 come contributo personale di Marco Goldin, la parte restante a carico di Linea d’Ombra e degli sponsor legati al progetto.

La Manica interna del chiostro di Santa Caterina a Treviso

La facciata del Museo di Santa Caterina

Dettaglio dell'allestimento temporaneo dedicato al Sacro al secondo piano del Museo di Santa Caterina

Veronica Rodenigo, 25 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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