Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliLa pittura e il giardino nella storia dell’arte e del paesaggio si cercano e si sottraggono, si inseguono e si discostano. I grandi architetti del verde hanno sempre voluto sostenere la maggiore importanza della loro arte, perché basata sulla realtà e non sulla rappresentazione, ma gli artisti, da parte loro, hanno ribadito sempre di essere meglio in grado di rendere lo spirito dei luoghi, fornendo modelli dal vasto impatto. Su questa affascinante, multiforme e complicata diatriba riflettono efficacemente i saggi pubblicati nel volume De la peinture au jardin, frutto di un convegno organizzato dall’Académie de France a Villa Medici a Roma nel 2011.
Sono contributi dedicati a temi di ricerca diversi, tra Italia, Francia, Inghilterra, Giappone e Stati Uniti, che pongono al centro dell’analisi (spesso condotta su materiali iconografici poco noti, di cui il volume fornisce un ricco apparato) la polimorfa relazione dell’anima umana con lo scenario verde, tra la ricerca di una consolazione dello spirito e la volontà di immergersi in un altro da sé, in una natura ritenuta sempre controllabile, e invece ricca di sorprese e di inquietudini.
In questa prospettiva di ricerca, il giardino viene quindi alimentato dall’invenzione pittorica (come dimostra Marina Ferretti Bocquillon indagando sul contributo di Monet alla determinazione di uno scenario botanico simbolista) e si nutre delle ricerche dei maestri giardinieri, testimoniando le nuove piante, le mode di allestimento, il sempre cangiante gusto per i fiori come elemento scenografico.
De la peinture au jardin, di autori vari, a cura di Hervé Brunon e Denis Rebouillault, 374 pp., Olschki, Firenze 2016, € 45,00
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