Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliBologna. Il sindaco di Bologna Virginio Merola si trasforma nel «signor no» e rifiuta la proposta di Fabio Roversi-Monaco, ex rettore e presidente di Genus Bononiae, che nei giorni scorsi aveva detto di voler «donare al Comune le 7-8 opere invisibili di graffitari come il noto Blu, salvate da muri privati che saranno abbattuti. Lavori attualmente posizionati in luogo sicuro controllato climaticamente».
Il sindaco cita Virgilio e l’Eneide rispondendo a Roversi-Monaco: «Timeo Danaos et dona ferentes» («Temo i Greci anche quando portano i doni»). E se nell’Eneide ci si riferiva a Laooconte che tenta di convincere i Troiani a non far entrare in città il cavallo lasciato dai Greci, non è difficile comprendere a che cosa si riferisse il sindaco: Merola sostanzialmente pensa che la vicenda dei graffiti strappati, o salvati come ritiene parte della critica, possa divenire una «polpetta avvelenata» e per questo ha rifiutato l’offerta di Genus Bononiae.
I murales staccati, in parte esposti alla mostra «Street Art-Banksy & Co. L’arte allo stato urbano», restano dunque presso l’associazione Italian Graffiti e non diverranno di proprietà pubblica. Intanto nel quartiere Bolognina, un muro dell’ex fabbrica XM24 dove stava un’opera di Blu cancellata poi in segno di protesta sta diventando uno «sfogatoio» artistico con invettive disegnate contro il Comune, ma soprattutto contro Roversi-Monaco.
Domenica 20 marzo, al contrario, è risultata un flop la protesta «Io non partecipo alla mostra Street Art-Banksy & Co. L’arte allo stato urbano» contro la mostra in corso a Palazzo Pepoli. Solo una ventina scarsa i partecipanti, molto più numerosi i fotografi, giornalisti e agenti di polizia presenti.
In compenso la mostra è partita bene, facendo registare nel primo fine settimana di apertura un'affluenza di circa 2mila visitatori.
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