Storie di ceramica a Villa Sauber

Nel Nouveau Musée National di Montecarlo piccoli formati del ’900

Un’opera senza titolo del 2016 di Magdalena Suárez Frimkess
Francesca Romana Morelli |  | MONTECARLO

«Ho cercato di produrre la forma del respiro contro il mio corpo». Sono queste le parole con cui Giuseppe Penone nel 1979 spiega il calco del suo corpo nei «Soffi» di terra refrattaria. Il tentativo era di rendere visibile qualcosa che non lo è, il respiro, equivalente dell’aria che entra nel vorticoso movimento rotatorio del vasaio e nella parola che dà vita all’immagine.

A esplorare le infinite possibilità della ceramica è la mostra «Artifices instables. Storie di ceramiche», al Nouveau Musée National de Monaco - Villa Sauber a Montecarlo, fino al 31 gennaio. Il curatore Cristiano Raimondi ha selezionato oltre centoventi opere, per la maggior parte di piccolo formato, avvicinando esperienze geograficamente e cronologicamente lontane.

L’allestimento dei designer Adrien Rovero e Michael Anastassiades è sospeso tra un atelier e un cabinet de curiosités. S’inizia con la produzione colorata della «Fabrique de Poteries Artistiques de Montecarlo» (1874) e con le sperimentazioni del «ceramista folle di Biloxi», il pioniere della ceramica moderna americana George Ohr. Il secondo periodo della ceramica di Montecarlo (1907-14) è rappresentato dai lavori di matrice surrealista di Eugène Baudin, attivo nella regione.

Alla seconda metà del Novecento appartengono invece i modernissimi pezzi di Picasso. Seguono opere di artisti contemporanei che vanno dall’italiana Chiara Camoni all’anziana siro-libanese Simone Fattal, allo statunitense Ron Nagl, all’inglese Aaron Angell, sino alla venezuelana Magdalena Suárez Frimkess, i cui lavori sono caratterizzati da un taglio politico.

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