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Storia di un furto napoleonico

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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Alle origini della Pinacoteca Nazionale di Bologna

È la più recente fatica critica e letteraria di Andrea Emiliani il volume dedicato a Pietro Giordani e le origini dell’Accademia di Belle Arti a Bologna. A Pietro Giordani si deve l’esistenza della Pinacoteca Nazionale di Bologna, nel passaggio turbolento da quella che fu la collezione d’arte della settecentesca Accademia Clementina alla postnapoleonica Accademia di Belle Arti e poi Pinacoteca Nazionale.

Fondata come estensione dell’Istituto delle Scienze nel 1710 dal marchese Luigi-Ferdinando Marsili, nel 1711 fu riconosciuta come istituto a sé da papa Clemente XI Albani, da cui prese il nome. L’Accademia venne chiusa da Napoleone nel 1796. Molte opere dell’Accademia vennero trasportate al Louvre e a Brera. Bologna in età napoleonica conobbe un momento di vero splendore culturale come vicecapitale del Regno Italico: sono gli anni di Antonio Aldini, nipote di Luigi Galvani, dal 1805 segretario di Stato del Regno Italico e consigliere privato di Napoleone per gli Stati italiani; del conte Ferdinando Marescalchi, ministro degli Esteri del Regno Italico; del più sfortunato Carlo Caprara-Montecuccoli, gran scudiere del Regno Italico e collezionista di opere poi finite nelle Collezioni reali svedesi. Sono gli anni che vedono aristocrazia e intellettuali bolognesi fondersi in connubio che fa risplendere l’architetto ticinese Giovan Battista Martinetti, costruttore di palazzi e di giardini, conte e marito di Cornelia dei conti Rossi di Lugo, première dame della Bologna napoleonica, amata da Ugo Foscolo.

Fra costoro si muove con disinvoltura Pietro Giordani, uomo di grande cultura, amico di Leopardi e che alla caduta di Napoleone si occupò di recuperare i quadri razziati da Bologna. In questo contesto si sviluppa la parte più interessante del saggio. Emiliani rende la vicenda appassionante e leggibile come un romanzo. Pietro Giordani parte con il plenipotenziario Antonio Canova per Parigi, sapendo che papa Pio VII non è in grado di sostenere le spese per il rientro dei quadri bolognesi.

Pietro Giordani e le origini dell’Accademia di Belle Arti a Bologna. Appunti per una storia dell’impegno civile ed artistico di Pietro Giordani (1808-1815) di Andrea EmilianiAl Louvre, affollato dai «commissaires» europei impegnati a recuperare le opere razziate, il direttore Dominique-Vivant Denon osteggia in tutti i modi il recupero delle opere. Giordani e Canova approfittando di un viaggio a Londra nel 1816 incontrano il duca di Wellington e lo informano circa le loro difficoltà. Il duca, generosamente, finanzia di tasca propria il rimpatrio delle opere a Bologna (cfr. n. 355, lug.-ago. ’15, p. 8). Così, grazie a Giordani, Canova e a Wellington, tornano a Bologna a formare il nucleo dell’odierna Pinacoteca Nazionale 45 dei 50 quadri razziati da Napoleone. Sono le opere più belle e più celebri della collezione, capolavori di Carracci, Guido Reni e Albani. 

Pietro Giordani e le origini dell’Accademia di Belle Arti a Bologna. Appunti per una storia dell’impegno civile ed artistico di Pietro Giordani (1808-1815)
di Andrea Emiliani
546 pp., ill. b/n
Bononia University Press, Bologna 2016
€ 60.00

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 10 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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