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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliFino al 27 marzo la Galleria Civica d’arte contemporanea è sede della mostra «Daniel Spoerri. Eat Art in transformation», a cura di Susanne Bieri, Antonio d’Avossa e Nicoletta Ossanna Cavadini.
Spoerri (al secolo Daniel Feinstein, 1930), rumeno naturalizzato svizzero, dopo una carriera come ballerino nella Berna degli anni Cinquanta, approda in Svizzera dov’era giunto dopo che il padre nel 1942 era stato ucciso dai nazisti in Romania, diviene negli anni Settanta un ristoratore e fondatore della Eat Art, dando vita a numerosi banchetti. Con i celebri «tableaux pièges» dà vita a una riflessione fisica sulla banalità del vivere quotidiano. L’artista blocca così l’attimo di un gesto semplice e comune come appunto un pasto evidente dai suoi resti fisici.
Il percorso mette in scena l’intera produzione di Spoerri. Si parte con i primi elaborati, risalenti agli anni 1955-61, legati alla rivista «Material», insieme ai multipli cinetici intitolati «Multiplication d’art transformable-Mat» oltre naturalmente ai «tableaux pièges», assemblaggi di oggetti di uso quotidiano, disposti in verticale come fossero quadri.
Non mancano una sezione dedicata ad assemblage, collage, schizzi, installazioni e soprattutto una vasta documentazione cartacea, con lettere a Jean Tinguely, Marcel Duchamp, Man Ray, Meret Oppenheim, e una fotografica relativa al celebre Restaurant Spoerri, fondato a Düsseldorf nel 1968. Sono esposti anche i menù annotati a mano e le ricette dall’artista stesso.
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