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Slow Art

Federico Florian

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«Postura, posa, differita», una personale di Italo Zuffi in corso all’ar/ge kunst sino al 26 novembre, raccoglie un gruppo di opere frutto di una lunga gestazione. È questa una metodologia di lavoro tipica dell’artista emiliano (1969) che produce l’opera finale dopo anni dal momento dell’idea o della realizzazione del prototipo. Una pratica «anacronistica» la sua, che prevede che un lavoro cresca e si sviluppi nel tempo, in reazione all’accelerazionismo della vita contemporanea. La mostra, a cura di Emanuele Guidi, indaga il rapporto tra corpo, performance e scultura.

Tra i lavori esposti «Sta meglio la ragazza caduta nel vuoto» (2016), un gruppo di lamiere su cui è intagliato il titolo stesso dell’opera, tratto da un giornale di diversi anni fa. Ogni lamiera si accompagna a ritagli da quotidiani, ciascuno dei quali racconta un analogo episodio di cronaca in cui un corpo femminile, precedentemente caduto, si trova in processo di guarigione. «I rigidi» (2016), che trae origine da una precedente performance di Zuffi, raccoglie invece una selezione d’immagini d’archivio (tratte da riviste o performance di altri artisti) che raffigurano corpi in posizione di irrigidimento. È esposto anche un gruppo di nuove ceramiche che traducono in forma scultorea una serie di sondaggi apparsi sulla stampa su temi quali immigrazione, eutanasia, Europa e fuga dei cervelli.

Federico Florian, 09 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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Slow Art | Federico Florian

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