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Veduta della mostra nella galleria di Sant’Andrea de Scaphis. Collezione Silvia Fiorucci, Monaco e Galleria Raffaella Cortese, Milano-Albisola

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Veduta della mostra nella galleria di Sant’Andrea de Scaphis. Collezione Silvia Fiorucci, Monaco e Galleria Raffaella Cortese, Milano-Albisola

Simone Forti ispirata dai felini

L’ultima produzione dell’artista e coreografa di origine italiana, da sempre impegnata nella ricerca di linguaggi alternativi ai canoni tradizionali, è esposta nella galleria di Sant’Andrea de Scaphis

Caterina Taurelli Salimbeni

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Nella suggestiva cornice di Sant’Andrea de Scaphis, chiesetta sconsacrata del IX secolo, le immagini di gatti acciottolati tra le rovine di Largo Argentina si muovono delicatamente su un telo cullato dall’aria di un ventilatore. Il suo ronzio, insieme al ticchettio di un minuto campanello a vento, risuonano nell’umida architettura. Tra queste storiche mura, che Gavin Brown nel 2015 ha reso sede della sua galleria e che costituiscono un «fantasma di Roma dentro Roma», come lo ha descritto Giulia Ruberti, direttrice dello spazio, viene portata avanti una programmazione d’arte contemporanea internazionale, intervallata da artisti storici (Jannis Kounellis, Joan Jonas, Alighiero Boetti, per citarne alcuni) che nella città hanno vissuto o intrattenuto relazioni di vario tipo.

È questo il caso di Simone Forti: artista, danzatrice, coreografa e scrittrice, che nel 1968 da New York si trasferisce in Italia e sceglie la città antica come base d’elezione. A Roma, Forti conosce Fabio Sargentini, che le concede di usare il suo spazio per condurre le sue sperimentazioni sul movimento, dalle quali nasce «Sleep Walkers (aka Zoo Mantras)». Abitando nelle vicinanze dello zoo cittadino, Forti osserva i movimenti e i gesti degli animali in cattività e crea una traccia musicale del corpo che, secondo un processo di scomposizione e ripetizione, mette in luce resistenze e prossimità tra condizione umana e animale. La performance, da lei definita come un’immersione in senso cinestetico, viene presentata per la prima volta proprio nella galleria L’Attico.

La recente serie «Largo Argentina», che dà anche il titolo alla personale presso Sant’Andrea de Scaphis (sino al 30 marzo), comprende scatti fotografici rubati alla meditazione oziosa della colonia felina, che tutt’ora abita il sito archeologico inaugurato nel 1929 da Mussolini. I soggetti ripresi da Forti si fanno testimoni e custodi silenziosi della stratificazione di memoria e trauma racchiusa nell’area sacra. La capacità di improvvisazione del corpo, chiave fondamentale del lavoro di Forti, è qui affidata al gesto di documentare e in qualche modo trasferita all’oggetto di tale azione.

Dopo le mostre a lei dedicate da Ica a Milano («Vicino al cuore», a cura di Chiara Nuzzi e Alberto Salvadori, 2019-2020) e dal Centro Pecci di Prato («Senza Fretta», a cura di Luca Lo Pinto ed Elena Magini, 2020-2021), Sant’Andrea de Scaphis ospita una dimensione intima e più nascosta della ricerca e dello sguardo di Forti, nella stessa forma installativa scelta dall’artista nel 2012. D’altra parte, il suo è un lavoro sull’esperienza e la spontaneità della sua pratica l’ha condotta naturalmente all’uso di media anche molto diversi tra loro, sfuggendo a restituzioni univoche.

La mostra andrà così ad arricchirsi di ulteriori linguaggi e livelli temporali in occasione del finissage: nella chiesa saranno diffuse tre canzoni dall’album Al di là, cantate in italiano dall’artista, e sarà presentato un nuovo libro di poesie di Forti, edito da Nero. Come scrive Luca Lo Pinto, curatore e fautore dei suddetti progetti legati all’artista, «la scrittura è un’estensione della sua voce e il disegno è un’estensione del suo corpo».

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Veduta della mostra nella galleria di Sant’Andrea de Scaphis. Collezione Silvia Fiorucci, Monaco e Galleria Raffaella Cortese, Milano-Albisola

Caterina Taurelli Salimbeni, 22 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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