Silverlens Galleries: nuova sede e nuova direttrice

L’apertura a New York segna un nuovo capitolo nella vita della galleria più intraprendente delle Filippine

Katey Acquaro direttrice di Silverlens Galleries, New York
Monica Trigona |  | New York

Silverlens Galleries, fondata nel 2004 nella capitale delle Filippine, Manila, da Isa Lorenzo, affiancata tre anni dopo in qualità di co-direttore da Rachel Rillo, si è affermata come una delle principali gallerie d’arte contemporanea del sud-est asiatico. Oltre a rappresentare un nutrito gruppo di artisti filippini, Silverlens mira a promuoverne le ricerche all’interno del panorama internazionale. Alla luce di questa missione non stupisce l'apertura di un nuovo spazio espositivo a New York, nel quartiere di Chelsea. Con le mostre di Martha Atienza e Yee I-Lann, l’8 settembre scorso ha quindi aperto ufficialmente la sede americana e, altra novità, alla sua direzione è stata nominata Katey Acquaro, fin poco tempo fa Partner e Director of Production presso Independent Art Fair di New York. Proprio a lei rivolgiamo qualche domanda.

Direttrice, se la scelta di aprire la sede newyorkese è dipesa dall’interesse americano nei confronti di artisti del sud-est asiatico, e alla conseguente volontà di farne conoscere una più ampia rappresentanza, pensa che la galleria potrà parimenti interessarsi alla scena artistica statunitense?
Decisamente. Silverlens è qui non solo per aprire le porte degli Stati Uniti agli artisti del sud-est asiatico, ma anche per offrire agli artisti americani stessi una via d’accesso al mercato asiatico e statunitense.

Come sono state accolte le due mostre inaugurali del nuovo spazio?
La risposta è stata travolgente. Oltre mille persone sono accorse nel corso della nostra inaugurazione di apertura di due ore. La folla si è riversata in strada. Le persone sono venute da Singapore, Manila, Seul, San Francisco e Indianapolis per prendere parte a questo evento. Eppure, la maggior parte è arrivata tramite passaparola. Non ci rendevamo conto di quanto avrebbe significato per gli artisti vedersi rappresentati a New York. Erano tutti in lacrime.

A proposito della nuova città, quale il riscontro (mi riferisco sia alle vendite che al pubblico) all’Armory Show?
Era la prima volta che partecipavamo ad Armory. Le vendite sono state sorprendenti ma soprattutto le istituzioni si sono accorte delle ricerche che portiamo avanti. Ed è per questo che siamo qui. È urgente che i musei americani collezionino questi lavori per renderli fruibili ad un pubblico globale.

Come immagina questo suo nuovo incarico?
La galleria ha una visione molto chiara: offrire agli artisti della diaspora asiatica una piattaforma e promuovere arte d’eccezione. Il mio lavoro è fare esattamente questo e proprio qua, a New York.

Può anticiparci l’artista o gli artisti della prossima mostra?
La prossima mostra sarà caratterizzata da quattro artisti, Nicole Coson, Corinne de San Jose, Bernardo Pacquing e Arin Sunaryo, che utilizzano l'astrazione per affrontare lo stato di perpetua precarietà che caratterizza il sud-est asiatico: la condizione di continua allerta per l'attacco di forze esterne, colonialismo, tifoni, tecnologia.

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