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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliNon è facile districarsi in quella intrecciata produzione artistica del Seicento tra Napoli e Roma in cui visse e operò Andrea De Leone (1610-85), di cui è appena uscito il primo catalogo ragionato dei dipinti e dei disegni, introdotto da un puntuale saggio di Miriam Di Penta, che da anni si occupa dell’artista. I problemi nascono fin dal nome, con variazioni e ambiguità persino nella grafia delle opere da lui firmate, considerando le scarsi fonti scritte che lo riguardano.
La studiosa è già intervenuta sul pittore con saggi significativi, che chiariscono lo snodo dei rapporti con Roma. Centrale, per la produzione dell’artista napoletano, l’influenza del classicismo di Poussin e la nascente moda neoveneta, condivisa con l’amico genovese Giovanni Benedetto Castiglioni, detto il Grechetto. Se è molto probabile l’apprendistato presso il manierista Belisario Corenzio, sotto la tutela del fratello maggiore Onofrio, è invece certo ed evidente il discepolato, l’amicizia e lo scambio artistico che lo legarono per tutta la vita ad Aniello Falcone, battaglista pure lui. Il saggio evidenzia quanto «l’intenso movimento di persone, merci, opere e idee fra Roma e Napoli» fosse «molto più articolato e continuo del previsto».
L’incontro con Andrea Sacchi, la vicinanza col lucchese Pietro Testa, la fascinazione per Poussin e mille altri fili intrecciati costituiscono una trama convincente per «dissipare le nebbie, i luoghi comuni, le molte confusioni riguardanti il profilo di Andrea De Leone e la sua opera», non un punto d’arrivo ma una base solida e circostanziata, per quanto possibile, da cui partire. L’apice della carriera è segnato dalla chiamata di Filippo IV di Spagna per la decorazione del Buen Retiro di Madrid. Seguono i decenni sempre tra Roma e Napoli, la peste napoletana del 1656, gli ultimi tempi fino alla morte.
Un capitolo a parte è riservato alle sue Battaglie, la parte fin da subito più apprezzata della sua arte. Il catalogo è aperto, non essendoci praticamente date certe e pochissimi dati documentali. Tuttavia la quasi totalità dei dipinti e dei disegni inseriti è stata visionata di persona da Di Penta. Rimangono tra i problemi di più ardua risoluzione i contributi iniziali, suoi e del fratello, ai cicli ad affresco di Corenzio o un settore come la natura morta di cui in catalogo c’è un unico esempio firmato.
Andrea De Leone
di Miriam Di Penta
200 pp., 260 ill. col.
De Luca, Roma 2016
€ 60,00
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