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Antoine d’Agata, fotografia dalla serie «Virus», 2020

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Antoine d’Agata, fotografia dalla serie «Virus», 2020

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Libri al posto di mostre in un anno di astinenza espositiva

Monica Poggi

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In un anno in cui le mostre, i festival e tutto ciò che ruota attorno agli eventi culturali ha dovuto trasferirsi sul web, il mercato dell’editoria fotografica non si è fermato. Fra le numerose uscite degli ultimi mesi, il volume più rappresentativo del periodo che stiamo vivendo è Virus di Antoine d’Agata, pubblicato dall’artista in due tirature limitate, una francese e una inglese (già esaurita). Fin dal primo giorno di lockdown nazionale, d’Agata ha vagato per le strade di Parigi documentando, attraverso una termocamera a infrarossi l’irreale atmosfera di una città deserta, attraversata solamente da poche persone la cui identità si cela dietro una macchia di colore caldo. Nelle pagine del volume anche scatti realizzati con strumenti fotografici tradizionali, spesso all’interno degli ospedali in cui l’autore ha lavorato per giorni senza sosta, ritraendo le interazioni fra medici, infermieri, personale sanitario e pazienti fra solidarietà e rischio di contaminazione.

Monsoons Never Cross The Mountains di Camillo Pasquarelli, pubblicato dall’editore indipendente Witty Books (Torino), racconta invece la complessa situazione sociale e politica del Kashmir, terra contesa tra India e Pakistan dal 1947, quando i due Paesi hanno ottenuto l’indipendenza dall’Impero britannico. Nonostante il sistematico insorgere di proteste e tentativi di rivolta contro l’amministrazione indiana, ogni rivendicazione da parte degli abitanti della regione è stata soppressa dalle forze di sicurezza con il sangue. Attraverso la ricostruzione di un immaginario composto da fotografie di documentazione, materiali d’archivio e scatti dalla forte impronta evocativa, Pasquarelli esce dal tracciato degli eventi storici per tradurre le vicende di un popolo che, nonostante il dolore e la disillusione, continua ad anelare alla propria libertà.

Non esattamente un libro fotografico, ma un libro chiave per comprendere uno degli autori italiani che ha maggiormente saputo interpretare questo linguaggio con il suo sguardo visionario è l’Autobiografia di un impostore di Paolo Ventura, raccontata dalla voce narrante di Laura Leonelli, pubblicata da Johan & Levi. Un volume che ripercorre i ricordi d’infanzia, il difficile rapporto con il padre e con il gemello, l’incontro con la moglie Kim, la nascita del figlio Primo e, in mezzo alle tante vicende personali, i tasselli con i quali l’artista milanese ha costruito i mondi immaginari nei quali ambientare le proprie storie, in un continuo oscillare fra verità e finzione.

Con But Still, It Turns Paul Graham sveste i panni di artista per indossare quelli da curatore, proponendo una raccolta di otto libri di autori internazionali per lui particolarmente significativi. Pubblicato da Mack Books per la mostra all’International Center for Photography di New York nel gennaio 2021, il volume presenta i lavori di Gregory Halpern, Emanuele Brutti e Piergiorgio Casotti, Vanessa Winship, Curran Hatleberg, Stanley Wolukau-Wanambwa, Richard Choi, RaMell Ross e Kristine Potter. Selezionati da Graham in base alla loro capacità di dare nuovo impulso alla fotografia documentaria, le loro ricerche raccontano la realtà americana contemporanea nelle sue molteplici ambiguità.

Su un piano temporale differente Il libro fotografico italiano 1931-1941 di Giorgio Grillo, un libro che parla di libri. Pubblicato da Danilo Montanari Editore, raccoglie alcuni dei prodotti editoriali più significativi realizzati in Italia negli anni in cui anche nel nostro Paese iniziava a diffondersi la fotografia «moderna». Fra le sue pagine troviamo un centinaio di opere, molte ancora pressappoco sconosciute, in bilico fra una ricerca visiva di stampo sperimentale e un uso funzionale del mezzo spesso assoggettato a bisogni economici e di propaganda. 

Rimanendo in ambito teorico, fra i titoli scelti da Nottetempo per il suo progetto di ripubblicazione di alcune delle opere più note di Susan Sontag c’è Davanti al dolore degli altri, libro fondamentale per chi si approccia alla fotografia di guerra e di reportage, pubblicato per la prima volta nel 2003 e fuori commercio da tempo. Le pagine della Sontag sono tuttora in grado di suscitare una riflessione sul valore etico delle immagini, nonostante nel frattempo le modalità di rappresentazione della sofferenza altrui si siano appropriate delle più recenti scoperte in ambito tecnologico, ridefinendo anche i paradigmi della fotografia di «testimonianza», come testimonia il libro di d’Agata sopra citato. In un mondo in cui la violenza è sempre più spettacolarizzata e la vita sempre più inserita in una dimensione ipervisibile, la riflessione suscitata dalla Sontag è più che mai necessaria.

Antoine d’Agata, fotografia dalla serie «Virus», 2020

Monica Poggi, 16 maggio 2021 | © Riproduzione riservata

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