La parte rimasta alla famiglia della celebre collezione formata dall’imprenditore e grande appassionato d’arte cremasco Paolo Stramezzi (1884-1968) è stata ceduta nello scorso dicembre in comodato gratuito al Museo di Crema e del Cremasco dagli eredi di Marina Stramezzi.
Numerose opere acquisite dal collezionista erano passate, nel tempo, nelle raccolte d’importanti musei e collezioni private italiane e internazionali ma ciò che è rimasto testimonia la qualità delle scelte di Paolo Stramezzi, che nella villa La Perletta riuniva un vivace cenacolo culturale. Quelle sessanta opere sono ora al centro della mostra «Foppa, i Macchiaioli e l’arte del Novecento. Opere dalla Collezione Stramezzi» (fino al 15 maggio), curata da Alessandro Barbieri e Francesca Moruzzi, che hanno diviso il percorso in tre sezioni:
dapprima, l’omaggio, attraverso i loro ritratti, al collezionista e a Giuseppe Maria Perletti, che costruì la villa, poi le opere dal ‘400 all’800, infine il ‘900. L’incipit è affidato alla preziosa tavola dell’«Annunciazione con san Gerolamo penitente» attribuita a Vincenzo Foppa, il padre della pittura rinascimentale lombarda, affiancata da una bella copia della «Sant’Anna Metterza» di Leonardo.
Di questa sezione fanno parte anche dipinti del ‘600 di David Teniers il Giovane e di Nicolaes Berchem, cui si aggiunge l’incompiuta «Veduta di Firenze», 1828 ca., assegnata a Turner, seguita dal nucleo dei prediletti Macchiaioli, di cui Stramezzi formò una collezione ammirata ovunque. In mostra sfilano nove dipinti di Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati e Raffaello Sernesi, mentre la sezione del ‘900 esibisce opere di Arturo Rietti, Guido Tallone, Giovanni Brancaccio, Hermenegildo Anglada Camarasa e altri, da lui conosciuti nelle visite alle Biennali di Venezia e di Brera, alla Quadriennale di Roma e alla Permanente di Milano. Nel catalogo, edito dal museo, la prima sistematica ricerca sulla vicenda collezionistica delle opere.
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