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Elena Correggia
Leggi i suoi articoliI corpi modellati alla maniera michelangiolesca inseriti in un contesto dal taglio prospettico audace, che guarda oltre il Rinascimento, l’energia espressiva della pennellata veloce amplificata da tocchi di luce e cromie emotive: ci sono tutti i principali tratti che distinsero Tintoretto dagli artisti a lui coevi nella Venezia del XVI secolo in «Venere e Marte con Cupido». L’olio su tela a soggetto mitologico (stima 300-500mila euro) va all’incanto nella vendita di dipinti antichi che Dorotheum allestisce a Vienna il 10 e 11 novembre. Un sapiente gioco chiaroscurale, di evidente influsso caravaggesco, accresce invece l’intensità del «Ritratto di giovane donna come una Sibilla» (300-400mila) di recente attribuito a Orazio Gentileschi e alla sua bottega e destinato a essere prossimamente pubblicato nella monografia dell’artista.
E nell’epoca dei selfie e del narcisismo digitale, il mercato per contro si appassiona sempre più alla ritrattistica, specie se cinquecentesca. Anche l’asta di Dorotheum risponde a questo interesse con varie proposte e si fa notare in particolare l’effigie di un uomo dalla barba rossa, magistralmente raffigurato da Giovanni Battista Moroni (300-400mila). Il pittore, attivo a Bergamo ma la cui reputazione si estese ben oltre i confini della città, seppe rivoluzionare il ritratto abbandonando le idealizzazioni celebrative del passato in favore di un naturalismo dinamico e di un’acuta indagine introspettiva.
Sempre a Bergamo, ma un secolo più tardi, fu attivo Evaristo Baschenis, che si specializzò nelle nature morte, come testimonia la composizione di strumenti musicali, abilmente resi con dovizia di dettagli e sospesi in un’atmosfera rarefatta, accesa da tocchi di luce a esaltare tessuti e superfici (250-350mila).
L’Italia fu meta di viaggi e soggiorni per molti pittori fiamminghi e fra questi uno dei più celebri fu Rubens, la cui conoscenza dei maestri del Rinascimento traspare nella felice tecnica compositiva e pittorica che emerge nella «Sacra famiglia con sant’Anna, san Giovanni e una colomba» (350-500mila), realizzata nel 1609-10, poco dopo il suo ritorno da Roma.
Il magnetismo di Venezia affascinò artisti di ogni epoca e così in asta è possibile apprezzare vedute della Serenissima secondo varie interpretazioni. A partire dall’atmosfera soffusa che domina San Giorgio Maggiore resa dal pennello di Francesco Guardi, in un’opera della maturità (400-600mila), per proseguire nella visione di alcuni autori proposti sempre da Dorotheum il 9 novembre nell’asta di dipinti del XIX secolo. Come Giovanni Grubacs, che ricerca effetti suggestivi di luce evidenti in «Venezia, festa in piazzetta di notte» (25-35mila).
E ancora il sontuoso scorcio di festa immortalato da Luigi Querena, che celebra la partenza del doge Francesco Morosini per la battaglia contro i Turchi nel Peloponneso del 1693 (200-300mila), in una tela rimasta per oltre un secolo nella stessa collezione italiana. Di registro ben diverso, nello stesso incanto, è il tocco intimista di Federico Zandomeneghi, che alla fine degli anni ’90 dell’Ottocento ritrae una giovane che legge con una pennellata vibrante, dalle cromie squillanti e ormai pienamente impressionista (60-80mila).
Completa la «Classic auction week» di Dorotheum un’asta interamente dedicata agli arredi e all’arte decorativa (il 4 novembre) all’interno della quale sono proposte alcune raffinate porcellane di Meissen. Fra queste una coppia di vasi settecenteschi con coperchio, su modello di Johann Joachim Kändler, che si distinguono per la ricchezza della decorazione policroma sull’intera superficie, composta da foglie, fiori di viburno «palla di neve» e due usignoli (60-80mila).

«Venere e Marte con Cupido» di Jacopo Tintoretto (stima 300-500mila euro; particolare). © Dorotheum

«Ritratto di giovane donna come una Sibilla» di Orazio Gentileschi e bottega (stima 300-400mila euro; particolare). © Dorotheum

«Ritratto di uomo con barba rossa» di Giovanni Battista Moroni (stima 300-400mila euro; particolare). © Dorotheum

«Natura morta di strumenti musicali» di Evaristo Baschenis (stima 250-350mila euro). © Dorotheum

«Sacra Famiglia con sant’Anna, san Giovanni e una colomba» di Pieter Paul Rubens e bottega (stima 350-500mila euro; particolare). © Dorotheum

«San Giorgio Maggiore, Venezia» di Francesco Guardi (stima 400-600mila euro; particolare). © Dorotheum
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