Sei medium da Francesca Antonini

La mostra «Phantasma» ospita Laplante, Portelli, Castelli, Devereux, Carocci e Scarabello

«Autoportrait» (1997) di Myriam Laplante (particolare)
Silvano Manganaro |  | Roma

Se il fantasma è ciò che appare ma non è reale, allora potremmo paradossalmente considerarlo una chiave per guardare all’arte in modo diverso: il fantasma come intuizione oppure come immagine di qualcosa che proviene da una dimensiona altra.

Più semplicemente, nella collettiva ospitata da Francesca Antonini dal 21 febbraio al 4 maggio, «Phantasma» è il pretesto per mettere in dialogo sei artisti: tre abitualmente rappresentati dalla galleria e tre «ospiti». Non c’è univocità di tecniche ma commistione tra fotografia, pittura, performance e istallazione. La suggestione che ha ispirato l’organizzazione della mostra risale alla visione di un’opera di Myriam Laplante del 1997 dal titolo «Autoportrait» (parte di un ciclo di lavori presenti anche alla Quadriennale dell’anno precedente): una fotografia spiritica in bianco e nero ambientata in un interno borghese di fine Ottocento-inizio
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