Sean Scully e la sua «danza» al MAMbo

A Bologna Eccher cura una grande retrospettiva con opere che suggeriscono una dimensione poetica, ma non sfuggono all’esperienza della luce, alla sua rifrangenza, alla sua dilatazione cromatica

«The Bather» (1983) di Sean Scully
Stefano Luppi |  | Bologna

Per il critico Danilo Eccher, che ne ha curato una esposizione a Palazzo Falier nel 2015 in occasione della 56esima edizione della Biennale di Venezia, Sean Scully (Dublino, 1945), dà vita a «opere che suggeriscono una dimensione poetica, ma non sfuggono all’esperienza della luce, alla sua rifrangenza, alla sua dilatazione cromatica, affondando nella tradizione del colorismo veneziano e insistendo nel rigore di un concettualismo attuale».

Scully, fin dagli anni Settanta, mette infatti al centro della sua produzione il colore, puro e vibrante e i suoi dipinti spesso di dimensione monumentale sono caratterizzati in particolare da forme astratte non seriali né meccaniche, bensì legate alla tradizione storico-artistica di autori che lo hanno interessato direttamente come Matisse prima di tutto, ma anche Piet Mondrian e Mark Rothko.

Tutto ciò emerge dalla grande retrospettiva che il MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna gli dedica fino al 9 ottobre: intitolata «A Wound in a Dance with Love» e curata da Lorenzo Balbi ordina 77 lavori tra dipinti a olio, acrilici, acquerelli, disegni e una scultura monumentale, è una rielaborazione apposita per la presente sede, con lavori non esposti in precedenza, delle due recenti rassegne che l’artista ha tenuto tra 2020 e 2021 al Museum of Fine Arts – Hungarian National Gallery di Budapest e al Benaki Museum di Atene.

Peraltro Scully ritorna a Bologna dopo che nel 1996 vi aveva debuttato all’allora Galleria d’Arte Moderna, il «genitore» dell’attuale museo all’ex Forno del Pane. Tra quanto esposto si può segnalare il giovanile «Backcloth» del 1970, attento a Pollock e Mondrian, l’ampia scultura «Opulent Ascension» del 2019 e nei decenni di mezzo numerosi cicli oltre a una selezione di opere su carta e un programma di film. L’artista inoltre rende omaggio a Giorgio Morandi con il dittico «Two Windows Grey Diptych» (2000) esposto nelle sale del Museo Morandi, sempre al MAMbo.

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