Sapienza e fascino nei Tarocchi dal Rinascimento a oggi

«La forza», di Ferec Pinter, 1989
Alessandra Ruffino |

Torino. In tempi di videoastrologi, telecartomanti e ciarlatani arrembanti, la parola «Tarocchi» assicura un successo d’attenzione tanto istantaneo quanto (di solito) volgare. Può esserci dunque qualche rischio nell’invitare il pubblico a mettersi seriamente faccia a faccia con simboli, trasformazioni, varianti e usi di quelle ammalianti figure impiegate a fini divinatori a partire dal tardo Settecento, ma la cui genesi risale al XV secolo.
La mostra «Tarocchi dal Rinascimento a oggi», curata da Anna Maria Morsucci e da Riccardo Minetti delle edizioni Lo Scarabeo (che festeggiano il trentennale), aperta fino al 14 gennaio 2018 al Museo Ettore Fico di Torino, scampa il rischio e aiuta ad avventurarsi nella selva di cifre, suggestioni e insegnamenti a cui la macchina filosofica dei Tarocchi ha dato forma e vita in sei secoli. Quella dei Tarocchi è vicenda complessa e incerta fin dal nome e dal luogo
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