«Montmartre» (1947) di Sante Monachesi

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«Montmartre» (1947) di Sante Monachesi

Sante Monachesi, un maceratese a Parigi

Sessanta opere, alcune inedite, vari documenti e un’importante donazione raccontano nei Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi l’epopea del pittore che reinventò il Futurismo nelle Marche

Il Futurismo nelle Marche ha le sembianze di Sante Monachesi, talentuoso pittore nato a Macerata nel 1910, scomparso a Roma nel 1991. Nel 1932, in un Caffè notoriamente frequentato da artisti nell’allora corso Filippo Corridoni (oggi corso della Repubblica), disquisendo di un linguaggio ispirato alle innovazioni futuriste, un giovanissimo Sante Monachesi fonda il Gruppo Boccioni, rimasto attivo fino al 1942, anno della morte dell’amico e cofondatore Bruno Tano.

Tra le espressioni piè felici del secondo Futurismo, intitolato al grande maestro Umberto Boccioni (1882-1916), la cui poetica ha profondamente influenzato Monachesi, questo prolifico gruppo ha accompagnato l’artista maceratese in un’intensa stagione espositiva: Esposizione Universale di Parigi (1937), XXI Biennale di Venezia (1938), Esposizione della Art Department della Columbia University di New York (1938), III Quadriennale di Roma (1939, alla presenza di Tommaso Marinetti), solo per citare alcuni dei tanti importanti appuntamenti a cui Monachesi ha partecipato.

Una felice parentesi che si chiude dopo dieci anni per dare spazio ad altre invenzioni pittoriche, a una nuova stagione cui guarda la mostra «Sante Monachesi tra Macerata e Parigi», visibile nei Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi a Macerata fino al 24 settembre. Curata da Maurizio Faraoni con il supporto scientifico di Donatella Monachesi, figlia dell’artista, la mostra presenta una selezione di sessanta tra disegni e dipinti realizzati negli anni parigini, quelli del dopoguerra, in un percorso arricchito da documenti d’archivio, foto, lettere, sculture, disegni inediti e alcuni dipinti della serie «Muri ciechi», opere geometriche e minimaliste ispirate agli intonaci delle facciate dei palazzi parigini.

«La tematica legata a Parigi, spiega il curatore, resta una costante nella produzione artistica di Monachesi: questa mostra guarda con un occhio contemporaneo il lavoro di un artista che ha attraversato diverse epoche in maniera trasversale». Superata la stagione del secondo Futurismo, le composizioni sintetiche di Monachesi si dilatano dando spazio a più ampi campi cromatici, ispirati al Neo cubismo, e a nuovi soggetti, quali appunto i «Muri ciechi», in cui si legge talvolta un’espressione e talvolta un’avanguardistica anticipazione della pittura analitica; le originalissime vedute di «Parigi», vivace espressione modernista di una città romantica ancor legata ai fasti del passato; i «Fiori», resi con caleidoscopiche pennellate di colore nelle quali riecheggia una flebile memoria delle acrobazie aeropittoriche; e le «Clownesses», che aprono infine a una dimensione onirica, inconscia e surreale.

Instancabile, originale, eclettico sperimentatore, Sante Monachesi negli anni Sessanta si diletta anche nella produzione scultorea legata all’utilizzo di nuovi materiali plastici, la gommapiuma e il polimetilmetacrilato. Forme lievi, geometriche e pure, come le «Evelpiume», leggeri, monumentali, effimeri fogli di gommapiuma arrotolati, fissati con lo spago che trattengono in uno stato provvisorio una significativa quantità di energia. Sono gli anni Sessanta, gli anni in cui era lecito sognare, gli anni dello sbarco sulla Luna, della scoperta della struttura del Dna, della formulazione della teoria della tettonica delle placche. In sintonia con le nuove scoperte sulla materia e sulla energia, Monachesi fonda nel 1964 il Movimento Agrà (Agravitazionale), di cui «Evelpiuma» rappresenta la più riuscita sintesi estetica.

Una sezione speciale è infine dedicata alle otto opere donate al museo confluite nella collezione permanente, scelte per documentarne l’attività dagli esordi Futuristi al Neo Cubismo al Movimento Agrà. Un’attività che documenta uno sguardo sempre proiettato in avanti, capace di rinnovarsi e reinventarsi senza la paura di abbandonare una strada di ormai consolidato successo perché, come diceva Nietzsche, «Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato» e l’opera di Sante Monachesi è senz’altro l’incarnazione di questo pensiero.
 

«Evelpiuma» (1962) di Sante Monachesi

«Muri ciechi bianchi Parigi» (anni ’70) di Sante Monachesi

«Clawnesses» (1946) di Sante Monachesi

Elena Abbate, 19 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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Sante Monachesi, un maceratese a Parigi | Elena Abbate

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