Rubens e i Gesuiti persuasori barocchi

In tre sedi ad Anversa incisioni, libri e una quarantina di capolavori del maestro fiammingo, oltre a opere di Jacob de Wit e Daniel Seghers

«Ester e Assuero», di Rubens (particolare). Londra, The Courtauld. Cortesia di Baroque Influencers
Elena Franzoia |  | Anversa

L’eredità gesuita, decisiva per lo sviluppo sociale e culturale del Secolo d’Oro fiammingo nella transizione verso la modernità, è protagonista del festival «Influencer barocchi. I Gesuiti, Rubens e l’arte della persuasione» (fino a fine novembre), promosso dalla Jesuit Heritage Foundation, fondata nel 2020 da Ucsia e Università di Anversa. L’omonima mostra, in corso fino al 16 luglio, focalizza nelle tre sedi del Museum Snijders&Rockoxhuis, della Erfgoedbibliotheek Hendrik Conscience e della Chiesa di San Carlo Borromeo una cultura visiva che raggiunse, anche grazie all’apporto italiano, perfino la Cina.

Stampe devozionali, tra cui alcune della Ruusbroec Society (disponibili nell’intero corpus di 10mila esemplari per la consultazione digitale), incisioni e libri affiancano la ricostruzione al Museum Snijders&Rockoxhuis delle 39 affixiones (dipinti per il soffitto) realizzate da Rubens per la Chiesa gesuita di San Carlo Borromeo perse nell’incendio del 1718, grazie a una quarantina di capolavori non solo del maestro di Anversa, ma anche di Jacob de Wit e Daniel Seghers.

Analoga ricostruzione per la cappella barocca del Sodalizio, splendidamente decorata, della Hendrik Conscience Heritage Library, persa nel 1773. In parallelo, «Antwerp (re-) active: search-stadium in the Port house» curato da Sergio Servellón, colonizza la celebre architettura-icona realizzata da Zaha Hadid Architects evidenziando l’eredità barocca nell’arte contemporanea grazie al contributo di gallerie di Anversa come De Zwarte Panter e Gallery Sofie Van de Velde.

Con «Art Society De Pelgrim», fino al 3 settembre il Kmska indaga la dimensione religiosa delle avanguardie storiche belghe attraverso questa poco conosciuta associazione fondata dallo scrittore Felix Timmermans, dall’architetto Flor Van Reeth e dallo scrittore Ernest Van der Hallen (1924-30) che cercò per un breve periodo di unire modernità e fede.

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