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Il Parco archeologico del Colosseo si farà

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Il Parco archeologico del Colosseo si farà

Roma, via libera del Consiglio di Stato al Parco Archeologico del Colosseo

E il direttore potrà essere straniero

Federico Castelli Gattinara

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Roma. Spazzati via dal Consiglio di Stato i rilievi del Tar del Lazio che a giugno avevano bloccato il Parco Archeologico del Colosseo, ultimo tassello della Riforma Franceschini. I giudici di Palazzo Spada si sono espressi ieri 24 luglio tramite due sentenze facendo «chiarezza e giustizia», come ha sottolineato il ministro stamattina in una conferenza stampa al Collegio Romano.

Ora tutto riparte, compresa la scelta del futuro direttore del Parco che potrà essere straniero, come ha deciso il Consiglio di Stato appellandosi tra l’altro a norme europee contro la discriminazione fondata sulla nazionalità tra gli Stati membri. «Anche Roma, con il Parco Archeologico più importante e visitato del mondo, commenta Franceschini, potrà allinearsi con i musei e i luoghi della cultura che stanno vivendo una stagione di successi grazie alla riforma del sistema museale italiano e ai nuovi direttori, da Pompei a Brera, dalla Reggia di Caserta agli Uffizi e Capodimonte. Tutti i Sindaci e i Comuni italiani coinvolti hanno apprezzato e condiviso la riforma e i suoi risultati, tranne il Comune di Roma che prima ha pensato di bloccare tutto, ricorrendo al Tar, poi ha esultato come se una sentenza di primo grado fosse definitiva».

Per quanto riguarda il coinvolgimento di Roma Capitale rimane l’incontro tra il ministro e la sindaca Raggi e il vicesindaco e assessore alla Crescita culturale fissato per il 2 agosto. E rimangono comunque validi gli accordi siglati a suo tempo col sindaco Ignazio Marino per la comune valorizzazione, integrazione, gestione dell’area archeologica centrale spezzettata tra Stato e Campidoglio, «cambia solo l’interlocutore, non più il soprintendente ma il direttore del Parco archeologico». Non solo, Franceschini apre a forme di collaborazione anche sul resto del patrimonio cittadino, ma pretende da Roma Capitale una reciprocità che, sostiene, non è mai stata cercata, «per ora nessuno ha mai sentito un nostro parere». E poi, si chiede il ministro, perché nessuno ha fatto ricorso nei casi dei parchi archeologici di Ostia antica e dell’Appia antica e in quello del Museo Nazionale Romano, tutti e tre già scorporati e resi autonomi dalla riforma? E perché, prosegue, il Comune di Roma diversamente dagli altri in Italia non ha ancora nominato il previsto suo rappresentante nel comitato scientifico di queste tre strutture?

Sulla polemica degli incassi del Colosseo per l’ennesima volta Franceschini sgombra il campo dagli equivoci: il 20% andrà al sussidio nazionale come previsto dalla sua riforma e il 30% alla Soprintendenza per la tutela del patrimonio statale della città, una quota, sostiene, che guardando lo «storico» è sempre stata inferiore. Inoltre, precisa, queste risorse andranno direttamente dal Parco alla Soprintendenza, senza transitare per il Ministero. Il Campidoglio, sottolinea, di questi incassi non ha mai visto un centesimo e mai lo vedrà, così come il Mibact e i suoi organi non hanno mai visto un centesimo degli introiti dei Musei Capitolini e di altri gioielli comunali. Non si capisce quindi perché l’istituzione del Parco archeologico del Colosseo dovrebbe risultare «lesiva degli interessi di Roma Capitale», come denunciò ad aprile Virginia Raggi.

In ultimo un’importante novità: Irina Bokova, direttore generale uscente dell'Unesco, farà parte del Consiglio di amministrazione del nuovo Parco archeologico.

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Federico Castelli Gattinara, 25 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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