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Marcello Maloberti, «Himalaya»,performance, 2012, La Quadriennale di Roma

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Marcello Maloberti, «Himalaya»,performance, 2012, La Quadriennale di Roma

Roma, verso la Quadriennale 2020 firmata Cosulich

Federico Castelli Gattinara

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Roma. Il 28 novembre la nomina di Sarah Cosulich (Biennale di Venezia, Villa Manin, Artissima) a direttore artistico della Fondazione La Quadriennale di Roma, ed è la prima volta per l’istituzione nata nel 1927, scelta dal cda (Franco Bernabè, Umberto Croppi, Damiana Leoni, Ludovica Purini) su 116 curatori partecipanti al bando pubblico, 16 selezionati che hanno presentato ognuno un progetto e 6 finalisti. Oggi la presentazione del programma triennale che ci accompagnerà alla 17a Quadriennale del 2020.

Lo scopo è preparare con cura e questa volta con il tempo necessario la prossima edizione, dare forza e visibilità alla Quadriennale, creare uno strumento di ricerca, «un ricettore sempre aggiornato di quanto avviene nell’arte italiana», fare networking per attrarre partner e sponsor. Tre gli strumenti su cui si farà leva da subito, pensati in stretta connessione tra loro, anche grazie ai 300mila euro risparmiati finora dall’istituzione (che non sono che il punto di partenza): Q-Rated, Q-international, Q2020. Il primo è un progetto che prevede tre workshop annuali in grandi città a partire da Roma (3-5 luglio a Villa Carpegna, poi a Palermo, Torino, Napoli, Venezia, Milano), ognuno di tre giorni, tenuti da grandi curatori e artisti internazionali e aperti a giovani artisti e curatori italiani scelti tramite bando. L’idea è quella di una formazione allargata, che promuova scambi e spinga i nostri artisti a interagire con figure dell’arte di livello internazionale.

Oltre ai workshop, che nei tre anni coinvolgerà 90 artisti circa, si svolgeranno a Roma simposi annuali per fare il punto sulla situazione dell’arte italiana, approfondire temi di stretta attualità ecc. Il secondo è un progetto per supportare, con due bandi l’anno, le iniziative di istituzioni straniere che pianificano lavori con artisti di casa nostra, una struttura agile di supporto finanziario tramite fund raising. L’idea è di fare della Quadriennale un istituto di sostegno agli artisti trasparente, flessibile ma soprattutto riconosciuto, e mappare al contempo l’arte italiana all’estero. Il terzo progetto tira le fila di tutta questa attività di ricerca, dialogo e scambio per arrivare alla definizione della mostra del 2020, perché «la curatela, spiega la Cosulich, è anche il percorso».

«Ciò che ci ha colpito del progetto Cosulich e ci ha convinti a scegliere lei, spiega il presidente della Fondazione Bernabè, è che ha privilegiato la vista dell’arte italiana dall’esterno, cosa si vede, cosa è necessario fare. E anche la necessità di creare un network tra gli artisti». Il progetto, aggiunge, ha una valenza di visibilità che può attrarre collaborazioni e sostegni, visto che per l’edizione del 2016 il 50% del budget è arrivato dal Mibact ma per il 2020 non si hanno certezze. Tre cerchi concentrici e comunicanti: Roma e le sue tante istituzioni pubbliche e private, l’Italia e la sua produzione artistica, monitorare la quale è la mission della Quadriennale, la ribalta internazionale. «Portare Roma fuori, portare il mondo internazionale a Roma» sintetizza la Cosulich.

Ultima novità la nomina di Stefano Collicelli Cagol a coordinatore delle iniziative della Quadriennale e cocuratore della mostra finale del 2020.

FONDAZIONE LA QUADRIENNALE DI ROMA

Marcello Maloberti, «Himalaya»,performance, 2012, La Quadriennale di Roma

Federico Castelli Gattinara, 13 marzo 2018 | © Riproduzione riservata

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