di Hito Steyerl «Hell Yeah We Fuck Die» (2016. Foto: cortesia dell'artista e della Andrew Kreps Gallery, New York

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di Hito Steyerl «Hell Yeah We Fuck Die» (2016. Foto: cortesia dell'artista e della Andrew Kreps Gallery, New York

Robot e finestre rotte nel Castello di Rivoli

Steyerl, Malani, Spooner, Arte povera e de Chirico

Incompiuto juvarriano e intelligenza artificiale. Uno strano binomio caratterizza la personale dell’artista tedesca Hito Steyerl (1966), al Castello di Rivoli dall’1 novembre al 30 giugno. Curata da Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio, la mostra presenta in anteprima «The City of Broken Windows», un’installazione multimediale che mescola suono, video e intervento architettonico.

Le registrazioni alterate di suoni rappresentano il processo d’apprendimento e la percezione del pericolo da parte dell’intelligenza artificiale. L’opera indaga i limiti che separano l’emozione umana dalle capacità cognitive dei robot, prefigurando un mondo in cui essi fanno parte della nostra quotidianità. Chissà se allora saranno in grado di contrastare violenza, discriminazione e accanimento contro il genere femminile, tre temi cari all’artista indiana Nalini Malani (1946), cui il museo dedica una monografica fino al 6 gennaio.

Curata da Marcella Beccaria con una quindicina di dipinti, video, disegni, installazioni ambientali e un wall drawing inedito, la mostra è il secondo capitolo di un progetto espositivo ospitato lo scorso autunno nel Centre Pompidou di Parigi. La violenza invisibile del web e del mondo digitale è invece al centro del lavoro di Cally Spooner (1983). Vincitrice del Premio illy Present Future nella scorsa edizione di Artissima, la giovane inglese (residente ad Atene) presenta un’opera inedita dal 2 novembre a febbraio.

Fino al 31 marzo, inoltre, al Castello di Rivoli c’è una mostra fotografica sul cinquantenario della rassegna «Arte povera più azioni povere», tenutasi negli Antichi Arsenali della Repubblica ad Amalfi il 4-6 ottobre 1968. Fu promossa da Marcello Rumma e curata da Germano Celant, il critico genovese che ha coniato il termine Arte povera. È infine prorogata fino al 4 novembre la mostra «Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti».

di Hito Steyerl «Hell Yeah We Fuck Die» (2016. Foto: cortesia dell'artista e della Andrew Kreps Gallery, New York

Jenny Dogliani, 31 ottobre 2018 | © Riproduzione riservata

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