
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Venezia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a VeneziaVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Il «vicinato» e i suoi problemi è il tema della Biennale curata da Elmgreen & Dragset
- Federico Florian
- 10 settembre 2017
- 00’minuti di lettura


Riunione di condominio
Il «vicinato» e i suoi problemi è il tema della Biennale curata da Elmgreen & Dragset
- Federico Florian
- 10 settembre 2017
- 00’minuti di lettura
Federico Florian
Leggi i suoi articoliElmgreen & Dragset, il duo di artisti scandinavi autore di «Prada Marfa» (una riproduzione in scala reale di una boutique di Prada nel mezzo del deserto del Texas), sono i curatori della XV edizione della Biennale di Istanbul in programma dal 16 settembre al 12 novembre, rassegna cui parteciparono come artisti nel 2001 con un’installazione che rappresentava una galleria d’arte contemporanea in scala 1:1 sul punto di crollare.
Questa di Istanbul non è la prima esperienza di Elmgreen & Dragset come curatori: alla Biennale di Venezia del 2009 trasformarono i padiglioni della Danimarca e dei Paesi Nordici nella casa di un misterioso collezionista, il cui corpo giaceva senza vita in una piscina (tra gli artisti in mostra allora, Maurizio Cattelan e Wolfgang Tillmans). «A Good Neighbour» (un buon vicino) è il titolo che i due artisti hanno scelto per questa edizione della rassegna. Nello specifico, «gli artisti invitati pongono interrogativi sull’idea di casa, vicinato, appartenenza e coesistenza da varie prospettive, commentano.
Alcuni lavori esaminano i cambiamenti delle condizioni di vita domestiche e i quartieri in cui viviamo, mentre altri si concentrano sul modo in ogni giorno facciamo i conti con le sfide geopolitiche del presente a un microlivello». Una mostra «inclusiva», dunque, non solo concettualmente, ma anche praticamente (l’esposizione è gratuita e aperta a tutti).
Sei le sedi nella città turca: Istanbul Modern, fulcro della rassegna e spazio per opere di grandi dimensioni; l’Ark Kültür, tramutato in un ambiente domestico o «casa museo»; la Scuola Greca di Galata; il Museo di Pera; lo studio di un collettivo d’artisti e il Küçük Mustafa Paşa Hammam.
Cinquantacinque gli artisti presenti, diversi dei quali turchi come Erkan Özgen, Ali Taptık e Bilal Yılmaz. Fra gli altri, Mark Dion, Monica Bonvicini, Latifa Echakhch, Kaari Upson, Mahmoud Khaled, Andra Ursuta e Tatiana Trouvé. Trentadue i Paesi di provenienza, una trentina le nuove produzioni.