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Giuseppe M. Della Fina
Leggi i suoi articoliMaria Bonghi Jovino è tornata a esaminare il Tumulo di Poggio Gallinaro situato su un’altura a nord dell’abitato di Tarquinia, dove si trovava già un precedente sepolcreto dell’Età del Bronzo. Lo studio ha costituito l’occasione per tornare sull’esame della cultura aristocratica tarquiniese del VII secolo a.C. e sul ruolo della donna in Etruria in quella fase temporale.
La ricerca non era affatto semplice, in considerazione del fatto che, al momento della scoperta, avvenuta occasionalmente nell’autunno 1971, il tumulo era stato saccheggiato e, di conseguenza, si era potuta recuperare solo una parte del ricco corredo funerario. Si è trattato di fatto di ricomporre le «disiecta membra» del tumulo e di provare a interpretarlo.
L’autrice lo ha datato nel primo quarto del VII secolo a.C. e quindi in riferimento alla generazione iniziale del secolo che vide una trasformazione profonda di Tarquinia e dell’intera Etruria con la piena affermazione di un’aristocrazia ristretta e orgogliosa, aperta alle dinamiche che si svolgevano nel Mediterraneo.
Nella ricostruzione proposta il tumulo ospitava una sola deposizione e di sesso femminile. Una donna di rango che ricevette offerte anche dopo la sepoltura: il tumulo infatti venne riaperto per depositare nuovi oggetti nel già ricco corredo, così viene spiegata la presenza dei materiali più recenti.
Al suo interno spiccavano un carro a due ruote paragonabile al «carpentum» romano e riservato alle matrone, due scuri (simbolo del potere) in ceramica buccheroide e cinque statuette femminili, che la studiosa ha interpretato come riferimenti simbolici a donne protagoniste di una danza in onore della defunta. Un libro importante per tentare di comprendere il ruolo della donna aristocratica nella dimensione sociale e, in un certo senso politica ed economica, del mondo etrusco.
Il tumulo di Poggio Gallinaro a Tarquinia
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