Riapre Pompei al Grand Palais

La mostra parigina visitabile dal primo luglio nella sede di nuovo accessibile

Ricostruzione di una strada di Pompei con veduta sul vulcano. © Gedeon Programmes
Luana De Micco |  | PARIGI

La mostra «Pompei» al Grand Palais (riaperta ora dal primo luglio al 27 settembre) è una passeggiata immersiva nell’antica città ai piedi del Vesuvio realizzata con l’aiuto della tecnologia digitale e la complicità di Massimo Osanna, direttore del Parco archeologico di Pompei.

È stato «scelto un linguaggio diretto e coinvolgente per coloro che vogliono conoscere il sito e le nuove scoperte attraverso un percorso in cui l’impatto emozionale si unisce all’esperienza conoscitiva e culturale, ci dice Osanna, che è anche il curatore della mostra. Con l’uso delle tecnologie multimediali si vuole offrire al visitatore un coinvolgimento a 360 gradi che lo porterà a entrare a pieno nella doppia vita di Pompei, quella della città sepolta dalla catastrofica eruzione del 79 d.C. e quella della sua riscoperta».

Per la riproduzione 3D del sito archeologico è intervenuta la Gedeon Programmes, una società di produzione francese nata nel 1993, specializzata nei film documentari d’archeologia e sul patrimonio. I tecnici di Gedeon Programmes sono arrivati a Pompei con i loro droni e i laser scanner per realizzare una cartografia esatta dei luoghi e quindi delle immagini virtuali in 3D ad altissima precisione. La prima parte della mostra è un’immersione nella vita della città prima dell’eruzione del 79 d.C.

È stato possibile ricostruire in 3D le strade di cui sono stati riprodotti anche i rumori. Nella seconda parte del percorso il visitatore rivive la catastrofe, che colse gli abitanti di sorpresa, con la pioggia di pomici, ceneri e lapilli e la propagazione dei vapori tossici. La terza parte è dedicata alla riscoperta della città, dimenticata sotto le ceneri del Vesuvio per secoli, raccontando la storia degli scavi dal ’700 fino alla campagna di recupero lanciata dopo il crollo della Domus dei Gladiatori, nel novembre 2010, che destò l’indignazione internazionale, e le recenti scoperte del 2018.

Il visitatore del Grand Palais «avrà l’impressione di partecipare alla frenetica vita quotidiana della città antica camminando fra le sue strade ed entrando nelle case, di prendere parte al suo destino fatale e di assistere alla sua riscoperta attraverso il lavoro quotidiano degli archeologi, in una rete di suggestioni continue e differenti», ha continuato Osanna.

Per permettere la riproduzione 3D degli elementi architettonici che non ci sono più, gli archeologi «hanno dovuto interrogarsi e fare ricerche su coperture, soffitti a volte non più esistenti e la ricostruzione 3D è quindi diventata un momento fondamentale anche per testare le ipotesi archeologiche. Le ricostruzioni, ha aggiunto il direttore, non sono solo uno strumento di fruizione che permette al visitatore di comprendere i monumenti antichi nella loro completezza, ma diventano esse stesse un momento conoscitivo e di ricerca».

Il Parco archeologico ha prestato a Parigi alcuni oggetti rinvenuti negli scavi recenti e non ancora esposti al pubblico, tra cui una collezione di amuleti e utensili in ceramica, ambra o avorio. Tra gli oggetti allestiti anche la statuetta di un coniglio di marmo e un mosaico del ninfeo della casa di Arianna e Dionisio. Nell’ultimo spazio della mostra sono presentati oggetti rinvenuti in precedenti scavi, elementi di mobilio, gioielli, la statua in marmo di Livia ritrovata nella Villa dei Misteri e l’affresco della Venere pompeiana sul carro tirato da due elefanti, rinvenuto nell’Officina di Verecundus, lungo la Via dell’Abbondanza.

© Riproduzione riservata Un'immagine di Pompei ricostruita in 3d Ricostruzione di una strada di Pompei. © Gedeon Programmes
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