Riaperto il Museo Archeologico di Venosa

È intitolato a Mario Torelli e ha un nuovo allestimento

Allestimento della sezione n.6. Dal Medioevo al Rinascimento
Fiorella Fiore |  | Venosa (Pz)

Ha riaperto il 17 maggio il Museo Archeologico Nazionale di Venosa con un nuovo allestimento e una nuova intitolazione al professor Mario Torelli, scomparso nel 2020, tra i protagonisti della ricerca archeologica che ha portato, nel 1991, alla nascita del museo, nel castello edificato da Pirro del Balzo nel 1470. Spazi più ampi e supporti multimediali come videomapping, animazioni virtuali e ricostruzioni 3D rendono più accessibile il percorso museale che parte dalle testimonianze di epoca preromana, passando a quelle di Venusia, la colonia romana fondata lungo la Via Appia nel 291 a.C. che ha dato i natali al celebre Orazio e di cui resta traccia anche nell’area archeologica, poco fuori l’abitato.

Le ultime sezioni sono dedicate alle numerose iscrizioni ed epigrafi ebraiche, testimonianza di una colonia presente in loco sin dal 70 d.C., e ai ritrovamenti del periodo rinascimentale. Tra i pezzi più prestigiosi la Tabula Bantina (un secondo frammento è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli) del 90-60 a.C. e la Testa di Diadumeno di età imperiale, scoperta nel 1956 e illegalmente confluita nella collezione Fleischmann e di lì nelle raccolte del Getty Museum, che ha restituito il reperto nel 2001.

«Vogliamo riprendere le ricerche a Venosa, insieme alla nuova direttrice della Direzione regionale Musei, Anna Maria Mauro, all’insegna dell’Appia», dice il Direttore generale dei Musei dello Stato, Massimo Osanna, presente all’inaugurazione. E aggiunge: «Proprio Venosa non può mancare in un progetto che vede l’Appia candidata a Patrimonio mondiale dell’Umanità; quindi grandi ricerche, nuovi scavi, nuove attività di valorizzazione del nostro patrimonio straordinario». «Ci sono già dei fondi stanziati in merito, altri ne arriveranno con il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ndr), legati e volti a far riconoscere Patrimonio dell’Umanità la Via Appia», ha concluso la Sottosegretaria di Stato per la cultura, Lucia Borgonzoni.

© Riproduzione riservata Busto femminile e maschile (probabili statue di culto) 300-200 a.C., Lavello, santuario in loc. Gravetta, Venosa, Museo Archeologico Nazionale, © Ministero della cultura Direzione regionale musei della Basilicata Testa di Diadumeno, fine I sec. d.C., © Ministero della cultura, Direzione regionale musei della Basilicata
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