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Residenza e resistenza

Federico Florian

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Dal 3 giugno al 15 luglio la Massimodeluca si trasforma in un’officina artistica, una sorta di «darsena» (come quella su cui si affaccia la galleria) creativa

Per la seconda edizione di «Darsena Residency», quattro giovani artisti (la newyorkese Isabel Legate, la berlinese Regina Magdalena Sebal e gli italiani Agostino Bergamaschi e Marco Strappato, rispettivamente di base a Milano e Londra) occupano gli spazi della galleria per abitarci e lavorare ai rispettivi progetti.

Tre le sessioni che strutturano la residenza, ciascuna di dieci giorni e improntata su un tema di lavoro specifico («Appropriazione», «Resistenza», «2046»), deciso da un team di due curatori (Valentina Lacinio e Claudio Piscopo) e due artisti (Paolo Brambilla e Stefano Cozzi, ideatori di «Darsena Residency»).

Il progetto prevede anche open studio pubblici e visite in studio (a cura di Simone Frangi, Nicola Setari, Renato Alpegiani e Catherine Biocca) al termine di ogni sessione di lavoro, oltre a una mostra conclusiva di fine residenza.

Come per la prima edizione dell’estate scorsa, che ha visto protagoniste Barbara Prenka e Orianne Castel, scopo della residenza resta incentivare il confronto e il dinamismo della ricerca artistica, grazie al dialogo con curatori e artisti. Del resto, come afferma Marina Bastianello, direttore artistico della galleria, la Massimodeluca è «uno spazio di relazione e attività»: un luogo di lavoro che, durante la residenza, diviene anche dimora per gli artisti invitati.

Federico Florian, 01 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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Residenza e resistenza | Federico Florian

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