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Recupero a Castelvecchio: complice interno e collezionista ceceno

Veronica Rodenigo

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Sono state infine ritrovate in Ucraina le 17 opere sottratte il 19 novembre scorso dal Museo civico di Castelvecchio

La notizia è stata ufficializzata l’11 maggio in una conferenza stampa del presidente ucraino Petro Poroshenko, ma la scoperta della refurtiva sarebbe avvenuta il 6 maggio: i quadri, avvolti in teli di plastica neri, giacevano nascosti nella vegetazione, su di un’isola del fiume Dnestr (stando a quanto battuto dalle agenzie).

L’operazione si è conclusa grazie al lavoro congiunto del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, il Servizio Centrale operativo della Polizia di Stato, il Comando provinciale dei Carabinieri di Verona e la Squadra mobile di Verona con il coordinamento del pm Gennaro Ottaviano e la collaborazione di Eurojust, forze dell’ordine moldave e ucraine. In un primo momento le ricerche si erano concentrate proprio nella Repubblica di Moldavia (terra di provenienza dei complici del furto per il quale sono state arrestate 12 persone, tra cui 2 italiani).

Da qui le 17 opere potrebbero essere state spostate per sfuggire alle indagini ma sulla precisa dinamica dei fatti gli inquirenti devono ancora sciogliere il riserbo, così come sul dato di ulteriori arresti oltreconfine. Il colonnello Pietro Oresta, comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, ci rassicura sullo stato conservativo delle tavole e delle tele: «Non avrebbero riportato danneggiamenti, afferma, ma non si conoscono ancora tempi e modalità del loro ritorno in Italia» sebbene gli inquirenti stiano cercando di accelerare il recupero. In merito alla possibile destinazione a un collezionista ceceno della refurtiva, Oresta aggiunge: «È un elemento sollevato dalla Polizia di frontiera dell’Ucraina. Non abbiamo per ora un riscontro ma non lo escluderei del tutto».

Intanto dallo scorso marzo sono in carcere l’ideatore del colpo e il basista: rispettivamente Francesco Ricciardi Silvestri, la guardia giurata di Sicuritalia (a cui è appaltato il servizio di viglianza notturna del museo) e il fratello gemello. Da subito, nella dinamica dei fatti, numerosi erano stati gli indizi che avevano evidenziato una complicità interna. Tre malviventi, introdottisi in orario di chiusura in museo, avrebbero agito indisturbati per oltre un’ora senza che giungesse nessuna reazione dalla centrale esterna di Sicuritalia per il mancato inserimento dell’allarme (entro le ore 20.00) fuggendo poi con la refurtiva a bordo della stessa auto del sorvegliante.

Prima di rientrare a Verona, le opere saranno in mostra fino al 13 giugno al Museo Nazionale di Kiev.

Veronica Rodenigo, 08 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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