Guillermo Kahlo, «Tina Modotti y Frida Kahlo», 1928 ca, Museo Dolores Olmedo. Reproducción facsimilar por Gabriel Figueroa © Archivo Museo Dolores Olmedo © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, México, D.F. by SIAE 2017

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Guillermo Kahlo, «Tina Modotti y Frida Kahlo», 1928 ca, Museo Dolores Olmedo. Reproducción facsimilar por Gabriel Figueroa © Archivo Museo Dolores Olmedo © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, México, D.F. by SIAE 2017

Qui Frida non grida

Al Mudec di Milano la pittrice messicana non è solo leggenda

Fra gli artisti la cui vicenda biografica tormentata ha finito per metterne in ombra il valore poetico ed estetico, Frida Kahlo (1907-54) occupa un posto di assoluto rilievo. Gli elementi per costruire la leggenda ci sono, del resto, tutti: devastata da un incidente che a 18 anni le spezzò la colonna vertebrale e le impedì di diventare madre, trafitta per il resto della vita da terribili dolori, passionale in amore (fu lungamente legata, tra gli altri, a Diego Rivera, in un rapporto tormentato) e pasionaria in politica, nel Messico rivoluzionario dei primi decenni del ’900, la vita di Frida Kahlo offre parecchio materiale a chiunque voglia avventurarsi in un esame della sua arte attraverso la lente (deformante) della biografia.

Con la mostra «Frida Kahlo. Oltre il mito» (dal primo febbraio al 3 giugno), prodotta da 24 Ore Cultura per il Mudec-Museo delle Culture, Diego Sileo, curatore del Pac di Milano e studioso di arte latinoamericana,  intende smorzare l’alone di leggenda che ha sempre avvolto la pittrice. Un’interpretazione frutto, scrive il curatore, di una «sorta di psicoanalisi amatoriale»: si tratta invece di studiarne la produzione con strumenti adeguati.

Grazie ai documenti inediti trovati nel 2007 a Casa Azul (la dimora di Frida a Città del Messico) e a carte di altri archivi, la mostra esplora il suo percorso con nuove chiavi di lettura, mostrandone anche la profonda coerenza sotto le apparenti contraddizioni.

Divisa in quattro sezioni («Donna», «Terra», «Politica» e «Dolore»), la rassegna espone un centinaio di opere (50 dipinti oltre a disegni e fotografie), riunendo per la prima volta in Italia i lavori provenienti dalla collezione del Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection (le due maggiori raccolte al mondo di Frida Kahlo), oltre a prestiti, mai visti in Italia, dai musei di Phoenix e Madison e dalla Buffalo Albright-Knox Art Gallery.

Guillermo Kahlo, «Tina Modotti y Frida Kahlo», 1928 ca, Museo Dolores Olmedo. Reproducción facsimilar por Gabriel Figueroa © Archivo Museo Dolores Olmedo © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, México, D.F. by SIAE 2017

Ada Masoero, 29 gennaio 2018 | © Riproduzione riservata

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