Professione pittrice

Arte e vita di 34 «Signore dell’arte» tra ’500 e ’600 a Palazzo Reale

«Partita a scacchi» (1555) di Sofonisba Anguissola, Poznań, Fondazione Raczyński presso Narodowe Museum di Poznań, The Raczyński Foundation at the National Museum in Poznań
Ada Masoero |  | Milano

Oltre 150 opere di 34 pittrici vissute tra Cinque e Seicento narrano in Palazzo Reale, dal 2 marzo al 25 luglio, storie di arte e di vita di donne (spesso, ma non sempre, «figlie d’arte») non solo talentuose ma dotate di una forza e di un’audacia tali da permettere loro, in una cultura duramente maschilista, di praticare la pittura e, spesso, di affermarsi come e più di tanti colleghi uomini.

La mostra «Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ’500 e ’600» (catalogo Skira), curata da Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié per il ciclo «I talenti delle donne» del Comune di Milano e realizzata con il supporto di Fondazione Bracco, main sponsor, presenta opere di artiste ben note, come Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Fede Galizia, Giovanna Garzoni, ma anche di pittrici rimaste a lungo nell’ombra, come Rosalia Novelli e Lucrezia Quistelli, presenti qui con opere mai esposte prima.

Ma in mostra per la prima volta è anche la «Pala della Madonna dell’Itria», 1578, di Sofonisba Anguissola, per un decennio pittrice di corte di Filippo II a Madrid, cui nel 1624 anche Antoon van Dyck volle rendere omaggio a Palermo, quando lei era più che novantenne.

Quanto ad Artemisia, fu subito famosa oltre che per il gran talento, per la veemenza con cui lei, stuprata dal pittore Agostino Tassi, celebrava nei suoi dipinti eroine vendicative come Giuditta o Giaele. Anche Elisabetta Sirani inneggiava alla ribellione contro la violenza maschile, mentre Lavinia Fontana, autrice anche di dipinti mitologici d’intensa sensualità, accettò di sposarsi con il pittore G.P. Zappi solo a patto di poter continuare a dipingere. E lui finì per diventare il suo assistente.

Pittrice di corte (lei a Torino) fu pure Giovanna Garzoni. Qui dipinse, tra l’altro, i ritratti dei duchi di Savoia Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I, indagati e restaurati per la mostra grazie a Fondazione Bracco, che ha messo a disposizione anche l’imaging diagnostico, in cui Bracco Group è leader.

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Ada Masoero