Prima mostra francese per Ringgold

Le opere dell’artista afroamericana, che raccontano di tensioni razziali e di pregiudizi verso la sua comunità, sono esposte in un esaustivo percorso al Musée Picasso

Particolare di «American People Series 20_Die» (1967) di Faith Riggold © Faith Ringgold _ ARS, NY and DACS, London. Cortesia di ACA
Luana De Micco |  | Parigi

Faith Ringgold, attivista, artista femminista, simbolo della lotta per i diritti delle comunità nere negli Stati Uniti e icona del movimento del Black Lives Matter, è al centro di una mostra al Musée Picasso, «Faith Ringgold. Black is beautiful» dal 31 gennaio al 2 luglio, prima retrospettiva in Francia, realizzata in collaborazione con il New Museum di New York e la Ford Foundation.

Nata a New York nel 1930, Faith Ringgold è cresciuta ad Harlem: «La sola questione all’epoca era: come essere nero in America. Non c’era alcuna possibilità di sfuggirne all’epoca. Tutto era o bianco o nero, e in modo netto», diceva. I suoi primi lavori, all’inizio degli anni ’60, sono manifesti politici e militanti che raccontano le lotte dei neri americani ed evocano le tensioni razziali di quegli anni e i pregiudizi verso la comunità afroamericana, come nelle serie «American People» (1963), in cui dipinse gli scontri che incendiavano le città degli Stati Uniti, e «Black Light» (1969), in cui celebrò la bellezza afro.

In uno stile figurativo in cui il colore occupa un ruolo di primo piano, Faith Ringgold traduce in pittura la sua visione del Black Power, realizzando tele che diventano veri e propri «monumenti commemorativi», alla stregua, secondo i critici dell’arte, di opere come «Guernica» e dei murales di Diego Rivera: l’artista, osserva il Musée Picasso, «attraverso le sue riletture della storia dell’arte moderna porta avanti un vero dialogo plastico e critica con la scena artistica parigina del primo 900, in particolare con Picasso e le sue “Demoiselles d’Avignon”».

Tra le  opere più celebri figurano le «quilts peints», le «trapunte narrative» degli anni ’80 e ’90, con densi testi ricamati a mano, dalla forte dimensione autobiografica, come «The French Collection», una serie di dodici tele realizzate tra il 1991 e il ’97, in cui si narrano le vicende di una giovane artista afroamericana che cerca di affermarsi nella Parigi degli anni ’20.

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