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Pochi ma buonissimi

Calo di iscritti alle associazioni di categoria, serve una maggiore internazionalizzazione

Emilio Strada

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Nelle ultime settimane alcuni organi di stampa hanno enfatizzato un dato noto da tempo agli operatori del settore e cioè la crisi che ha fatto sì che alcune associazioni di mercanti d’arte antica d’Italia abbiano visto ridursi drasticamente il numero dei loro iscritti. Pare che questa crisi abbia colpito maggiormente i mercanti, perlopiù di arte antica, di un livello medio e con una ridotta specializzazione (ma ci sono state vittime illustri anche tra botteghe di gran nome e tradizione). Certo il sostanziale cambio di gusto, che ha visto la radicalizzazione del mercato verso l’eccellenza (sia qualitativa sia di prezzo) e la riduzione dei valori degli arredi e oggetti d’arte che una volta si chiamavano, con un brutto termine, «divertenti», non ha aiutato. Così come non ha aiutato la grande attenzione riservata da molti appassionati e collezionisti al design e all’arte tra XX e XXI secolo, e i danni economici legati alla crisi del segmento medio di vendita, ossatura del mercato per tanti anni.

Se Carlo Orsi, presidente della Associazione Antiquari d’Italia (Aai), parla «di un cambiamento radicale di gusto e della necessità di appartenere alla selezionata nicchia di antiquari che operano nazionalmente e internazionalmente al miglior livello possibile», Fabrizio Pedrazzini, presidente della Federazione Italiana Mercanti d’Arte (Fima), non manca di individuare un lato positivo nella attuale situazione della categoria: «È certamente un momento non facile ma importante di modernizzazione  per i mercanti d’arte antica del nostro Paese, renderà la categoria sempre più attenta e competitiva e non mancherà di avere dei riflessi positivi anche sul breve e medio periodo, grazie a un’offerta sempre più qualificata e dai costi più contenuti, in linea con quelli dei colleghi stranieri». Da parte sua. Michele Subert, vicepresidente dell’associazione degli antiquari milanesi, nota infine come «la maggior attenzione dei clienti verso la qualità artistica delle opere ha certamente portato a una maggiore selezione nell’offerta, costringendo molti colleghi a uno sforzo (anche in termini di investimento) non sempre facilmente affrontabile».

Emilio Strada, 06 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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