Pittura a cuore aperto

A Palazzo dei Diamanti la prima retrospettiva di Carlo Bononi

Stefano Luppi |  | Ferrara

Già in vita il pittore Carlo Bononi (1569/80-1632) era incensato: nel 1617 lo storico Marcantonio Guarini lo definisce un «giovane di ottimi costumi, modesto e di molta aspettazione»; nel 1622 Tito Prisciani, priore della Chiesa di Santa Maria in Vado a Ferrara, dice che «Bononi merita di essere stimato perché li colori che lui adopera sono impastati di cuore liquefatto». E anche Guido Reni parla di «Sapienza grande nel disegno e nella forza del colorito».

L’occhio lungo dei contemporanei si percepisce ora dalla retrospettiva, la prima mai realizzata sull’artista ferrarese, «Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina Ferrarese», a Palazzo dei Diamanti dal 14 ottobre al 7 gennaio con la cura di Giovanni Sassu e Francesca Cappelletti. Bononi fu un artista molto prolifico nei territori emiliani, attento alle novità della Venezia di Tintoretto, della Bologna dei Carracci fino alla Roma di
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