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Pittore affabulatore

Francesco Tabusso nel Castello Gamba

Due occhi neri incorniciati da un volto imperturbabile fissano lo spettatore. L’espressione ieratica e i lineamenti stilizzati evocano l’iconografia della ritrattistica romana tardoantica, ma il copricapo e l’abito con cui la fanciulla è raffigurata ci riportano ai giorni nostri, in una comunità di montagna in cui il tempo sembra essersi fermato. Dipinta da Francesco Tabusso nel 1977, «Costume di Gressoney» è l’opera al centro della retrospettiva a lui dedicata nel Castello Gamba dal primo aprile al 18 giugno.

Curato per l’Archivio Francesco Tabusso da Veronica Cavallaro, curatrice con Elena Pontiggia del catalogo ragionato dell’artista, il percorso fa parte di «Détails», ciclo espositivo con cui il Castello valorizza le collezioni regionali. La tela era stata realizzata per il volume di Gino Nebiolo La Valle svelata, alla cui illustrazione, parzialmente documentata in mostra, Tabusso collaborò con Ettore Fico, Piero Ruggeri, Giacomo Soffiantino, Francesco Casorati, Mario Calandri e altri.

Tra i lavori esposti vi è poi il monumentale «Interno del Chietto» del 1962, una scena di montagna con oggetti semplici e gente umile raffigurati a grandezza naturale avvolti da un’atmosfera fiabesca. Si tratta di un’opera giovanile in cui Tabusso (1930-2012) inizia a mettere a fuoco la sua peculiare cifra stilistica e tematica, nonostante la presenza di graffi, addensamenti, bruciature e sperimentazioni di stampo materico e informale. Un immaginario che prende gradatamente forma in chine e acquerelli coevi, fatti di situazioni rese con poche linee e calibrati inserti cromatici, gesti atavici e sensazioni vivide come il profumo del fieno, la mungitura del latte, la magia dei campi imbiancati. Infine, l’omaggio a Giotto, Chagall, Goya, Géricault, gli artisti del passato cui i personaggi di Tabusso guardano più o meno esplicitamente.

Jenny Dogliani, 01 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Pittore affabulatore | Jenny Dogliani

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