Luana De Micco
Leggi i suoi articoliBilbao (Spagna). Tutta la scena artistica cinese contemporanea, dal 1989, anno della protesta di piazza Tienanmen, al 2008, anno delle Olimpiadi di Pechino, sfila in una mostra, «L’arte e la Cina dopo il 1989: teatro del mondo», che si svolge al Guggenheim Bilbao fino al 23 settembre.
Presentata come «la mostra più importante mai dedicata all’arte contemporanea cinese», abbraccia un periodo della storia recente del Paese con l’apertura alla mondializzazione e l’emergere di una nuova potenza mondiale. La mostra è organizzata dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York in collaborazione con il MaXXI di Roma e l’Ullens Center for Contemporary Art (Ucca) di Pechino.
Il percorso, in sei sezioni, allestisce le opere di due generazioni di artisti. Tra gli altri 8, Ai Weiwei, Cao Fei, Wang Guangyi, Xiao Lu, Zeng Fanzhi, Chen Zhen, Lin Tianmiao e Huang Yong Ping. Tutte le espressioni artistiche sono rappresentate con fotografie, dipinti, performance, video e installazioni. Il titolo della mostra prende spunto da un lavoro di Huang Yong Ping presentato a Stoccarda nel ’93, «Theater of the World», una sorta di gabbia piena di insetti e rettili, concepita come metafora della globalizzazione. L’opera apre la mostra insieme a «Map of Theater of the World», lavoro in sei pannelli di Qiu Zhijie del 2017.
I fatti del 1989, con la repressione violenta della protesta, sono ricordati nel quadro «New Beijing» (2001) di Wang Xingwei, che si ispira a una fotografia dell’epoca in cui due manifestanti feriti sono trasportati in bici all’ospedale. Qui gli studenti sono sostituiti da due pinguini. Yu Hong e il collettivo Big Tail Elephant illustrano invece la crescita folgorante della Cina negli anni Novanta.
Nel 1993 Ai Weiwei si filma mentre distrugge un vaso cinese antico in «Dropping a Han Dynasty Urn» e nel 2000, a Parigi, Chen Zhen realizza «Precipitous Parturition», un drago sospeso di 20 metri fatto di pezzi di biciclette e «ripieno» di macchinette di plastica. La mostra si chiude su un’opera molto forte di Gu Dexin «2009-05-02»: è una critica degli autoritarismi, 38 pannelli su cui figurano confessioni spietate come «Abbiamo mangiato delle persone».
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