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Due grandi opere su carta di Diego Perrone vanno ad arricchire la collezione milanese d'arte contemporanea
- Ada Masoero
- 27 aprile 2022
- 00’minuti di lettura


«Senza titolo» (2022) di Diego Perrone, courtesy Collezione ACACIA e Museo del Novecento di Milano, foto di Alessandro Zambianchi
Perrone vincitore del Premio Acacia
Due grandi opere su carta di Diego Perrone vanno ad arricchire la collezione milanese d'arte contemporanea
- Ada Masoero
- 27 aprile 2022
- 00’minuti di lettura
Due opere di Diego Perrone (Asti, 1970) sono il nuovo dono di Acacia al Museo del Novecento. Nel 2015 l’Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, presieduta da Gemma De Angelis Testa, aveva conferito al museo milanese la collezione avviata nel 2003 e arricchita anno dopo anno, grazie al Premio Acacia, con una o più opere acquisite dai soci per incrementare le raccolte milanesi di arte contemporanea.
Un gesto di mecenatismo che riunisce 35 opere di 24 artisti italiani (Mario Airò, Rosa Barba, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Gianni Caravaggio, Maurizio Cattelan, Loris Cecchini, Roberto Cuoghi, Rä di Martino, Lara Favaretto, Linda Fregni Nagler, Francesco Gennari, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Adrian Paci, Paola Pivi, Marinella Senatore, Luca Trevisani, Grazia Toderi, Tatiana Trouvé, Marcella Vanzo, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli e ora Perrone) scelte dagli associati e condivise con la collettività.
Come ogni anno, i lavori del vincitore sono esposti nella mostra «Invito 2022. Premio Acacia», curata da Gemma De Angelis Testa e Iolanda Ratti, conservatrice del Museo del Novecento, dove la mostra sarà visibile fino al 25 settembre. Abituato a utilizzare le tecniche più differenti, dal video alla fotografia, dalla pittura alla scultura, al disegno, Perrone è presente qui con due grandi carte, «Senza titolo» (nella foto), sul cui fondo ha tracciato con inchiostro rosso una trama di segni che generano una superficie vibrante e sensibile, da cui sembrano affiorare volti umani. Speciale attenzione è riservata alla cavità dell’orecchio, che ricorre nei suoi lavori per la capacità di quest’organo di trasformare i suoni in impulsi elettrici che giungono al cervello, stimolando emozioni e sensazioni.

«Senza titolo» (2022) di Diego Perrone, courtesy Collezione ACACIA e Museo del Novecento di Milano, foto di Alessandro Zambianchi