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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoli270mila visitatori a un anno e mezzo dall’apertura, oltre 3mila studenti coinvolti in progetti didattici e una risposta (anche turistica) che conferma il nuovo, rilevante ruolo di Palazzo della Ragione nel panorama culturale scaligero. È la scommessa per ora vinta da Luca Massimo Barbero, direttore scientifico di quella «Galleria con vista» che dall’aprile 2014 ha restituito al pubblico parte della Collezione civica Achille Forti e che ora dal 6 settembre sino alla fine dell’anno propone un aggiornamento allestitivo che gioca sull’intreccio tra la civica e le altre due collezioni, Domus e Fondazione Cariverona, più qualche prestito integrativo.
Un concept espositivo che si propone dinamico, ampliando l’arco cronologico dal 1840 sino al 1960 con un approfondimento dedicato al Fronte Nuovo delle Arti e un focus sull’Informale. Un’ottantina di nuove opere per un totale di 180.
Barbero parla di un primo bilancio «estremamente positivo» e di un nuovo «scrigno»: il palazzo nella sua interezza, che include la torre dei Lamberti, è divenuto punto di partenza per esplorazioni in «luoghi straordinari come Sant’Anastasia e le arche scaligere».
Il target? «Tantissimi veronesi, prosegue Barbero, studenti coinvolti nel progetto per le scuole (che da settembre riproporremo con Fondazione Cariverona) nonché turisti. Si tratta di un pubblico misto e di qualità, in cui moltissimi sono i giovani». Delle quattro sale che attendono i visitatori Barbero sottolinea le integrazioni più rilevanti. «La prima rimarrà dedicata al Risorgimento. Uno degli emblemi della galleria è il dipinto di Francesco Hayez che partirà per la grande mostra milanese di quest’inverno (alle Gallerie d’Italia, Ndr). Aggiungeremo delle vedute di Verona (alcune quasi fotografiche) di tardo ’800 e personaggi famosi dell’epoca attraverso nove sculture di Alessandro Puttinati: Goethe, Masaniello e anche lo stesso Hayez. La seconda sala, che si muove attorno al Simbolismo e al Divisionismo, propone anche la riscoperta di uno dei capolavori del pittore forse tra i più popolari della pittura veronese tra Otto e Novecento: Angelo dall’Oca Bianca, con l’imponente “Annunciazione” restaurata per l’occasione. La terza sala è dedicata alle Avanguardie, da Ca’ Pesaro sino al 1939-40». Qui il curatore cita (tutti prestiti della Fondazione Unicredit Art Collection) «Le sorelle Pontorno» di Felice Casorati, «L’ammaestratrice di cani» di Antonio Donghi e «un imperdibile, gigantesco Sironi», «L’agricoltore», che crea un diretto confronto con la già esposta «Donna che nuota sott’acqua» di Arturo Martini. Nella quarta e ultima sala dedicata al Fronte Nuovo (1946-50), al Gruppo degli Otto (1952-54) e a un focus sull’Informale, chiudono il percorso Tancredi Parmeggiani e due omaggi. Uno a Emilio Vedova (presente con il «Trittico della libertà» della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova di Venezia) e un’isola centrale dedicata a Renato Birolli, «illustrissimo veronese protagonista sia del Fronte che del movimento informale».
E in futuro? «Bisogna valutare se inizierà una stagione espositiva, riflette Barbero, o se avremo la possibilità di avviare una nuova analisi e un restauro dedicato alle opere degli anni Sessanta e Settanta. Trovo comunque interessante che, in un momento in cui tutti urlano all’idea di fare grandi mostre, il successo di Palazzo della Ragione sfati la maledizione del terribile e temutissimo termine “permanente”... che poi, a onor del vero, in questo caso permanente non è».
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