Pensavo di essere negato

Federico Castelli Gattinara |  | Roma

Dopo la potenza del marmo di Rodin, le grandi aule delle Terme di Diocleziano, spazio tutt’altro che facile da allestire, accolgono fino al 22 marzo circa 250 scatti di Mario Dondero, uno dei grandi maestri del fotogiornalismo italiano. Di origini genovesi, nato a Milano nel 1928, Dondero entra giovanissimo tra i partigiani e, nei primi anni Cinquanta, intraprende collaborazioni per i quotidiani «L’Unità», «L’Avanti», «Milano Sera» e per il settimanale «Le Ore», scrivendo di cronaca nera.

A spingerlo a passare dalla parola scritta alla professione di fotoreporter fu «sicuramente la difficoltà di fare un reportage completo, testo e foto, come era d’uopo. Ho capito che se, in fin dei conti, avessi avuto qualche rudimento fotografico avrei potuto cavarmela da solo. In ogni caso pensavo di essere assolutamente negato», ha confessato in un’intervista di tre anni fa. È il periodo del mitico Bar Jamaica, punto
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