Nato a Chiusa Pesio nel 1934, Michele Pellegrino scopre la fotografia per caso, a trentatré anni. «Quando iniziai a fotografare, nel 1967, capii subito che l’apparecchio fotografico sarebbe stato per me uno strumento di apprendimento. La visione attraverso il mirino moltiplicava la mia ingenuità visiva e il mondo mi appariva straordinario».
A partire dal 18 luglio la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, alla quale l’autore ha donato il proprio archivio fotografico, presenta «Michele Pellegrino. Una parabola fotografica», antologica curata da Enzo Biffi Gentili e allestita (fino al 30 settembre) nel Complesso Monumentale di San Francesco, all’interno della ex chiesa.
Il percorso si compone di 75 immagini realizzate in 50 anni di carriera, e suddivise in 19 capitoli tematici: dai contadini ritratti negli anni Settanta nelle Langhe e in Valle Varaita (nella foto, uno scatto del 1976), ai frati e alle suore di clausura fotografati per un progetto durato quasi un decennio, fino alla scomparsa progressiva della figura umana per lasciare spazio al paesaggio, soprattutto ai profili delle montagne.
Una riflessione di Cesare Pavese, richiamata anche nel titolo, ci guida tra le sue visioni, a suggerire una lettura simbolica del mondo. La monografia di Skira Storie accompagna la mostra.
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