Oggi Paolo Di Paolo ha 95 anni: ne aveva 43 quando, nel 1968, all’apice del successo, abbandonò la fotografia per non praticarla mai più. «Ho smesso di fotografare per amore della fotografia», spiegava nel 2019, all’inaugurazione della sua prima personale, «Mondo Perduto», al MaXXI di Roma. Nella fotografia delle «paparazzate», infatti, non si riconosceva più, lui che per «Il Mondo» di Pannunzio, per «Il Tempo» di Tofanelli e per altre testate dal 1954 aveva scattato tanti sensibili ritratti di personaggi famosi e che aveva dato vita con i suoi reportage a vere indagini sociologiche.
Chiusa quella fortunata stagione, delle sue foto non parlò mai più, finché nei primi anni 2000 la figlia Silvia non le ritrovò per caso: oltre 250mila negativi, provini, stampe e diapositive, che raccontano magistralmente il nostro dopoguerra. Uno di quei reportage era «La lunga strada di sabbia», realizzato nel 1959 con Pier Paolo Pasolini, autore dei testi.
L’itinerario prevedeva la partenza da Ventimiglia e l’arrivo a Trieste dopo aver percorso le spiagge del Tirreno e dell’Adriatico, che gli italiani iniziavano allora a frequentare. A questo progetto la Fondazione Sozzani dedica la mostra omonima (fino al 29 agosto), curata da Silvia Di Paolo, che espone 101 immagini, video e documenti.
Nella piccola galleria va invece in scena «Milano (fotografie 1956-1962)», un omaggio alla città molto amata da lui, romano («era come andare all’estero...»), che prosegue, con altri scatti inediti, nello spazio Bulgari di via Montenapoleone 2. A legare le due realtà, la libreria della Fondazione Sozzani, dove sono esposti i ritratti scattati da Di Paolo ad Anna Magnani, Elizabeth Taylor e Gina Lollobrigida che indossano gioielli di Bulgari, griffe prediletta dalle dive, e le riproduzioni dei bozzetti originali di quei monili, dall’Archivio Storico della Maison.
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