Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Arabella Cifani
Leggi i suoi articoli
Il Palazzo Reale di Torino è un edificio bello e sfortunato. Vi è raccolta infatti una straordinaria quantità di opere d’arte spesso di altissimo livello internazionale, ma in parte sconosciute anche agli studiosi. I turisti lo visitano per vedere «come viveva un re», ne restano incantati, ma troppo spesso tutto finisce qui.
Il palazzo non è mai veramente entrato nel circuito della storia dell’arte italiana; per trovare un libro di qualità che lo descriva e ne racconti la storia bisogna rifarsi a un ottimo, ma decisamente datato, testo di Clemente Rovere del 1858. Nel corso del tempo sono apparsi molti studi, anche di valore, su opere del palazzo e frammenti della sua storia, ma mai una catalogazione sistematica delle sue opere da presentare agli studiosi e al mondo.
Anche il sito internet è decisamente poco utile a chi volesse farsi un’idea dell’edificio e della sua storia. In un’epoca in cui gli studi di arte corrono nelle sterminate praterie delle banche dati tutto ciò è fuori dal tempo. Il nuovo libro sul palazzo, pubblicato sotto l’egida dell’Università di Torino e in sé buono, ancora una volta taglia il discorso generale e si appunta dritto sulla storia degli allestimenti.
La diligente raccolta di studi di nove giovani autori legati all’ambiente accademico è corredata da un discreto apparato fotografico; per taglio e impostazione è riservata agli studenti dell’Università e a pochi altri adepti. Quando vorremmo saperne di più finisce. Peccato. Il libro, inoltre, non è stato pubblicizzato in alcun modo: datato 2016, è uscito solo ora. E il catalogo sistematico è ancora lontano.
Palazzo Reale a Torino. Allestire gli appartamenti dei sovrani (1658-1789)
a cura di Giuseppe Dardanello
224 pp., ill.
Editris, Torino 2016
€ 35,00
Altri articoli dell'autore
Un’inchiesta fra scrittori, esperti, studiosi e conservatori di musei nazionali e internazionali rivela che la storia dell’arte è un gioco troppo bello per essere lasciato solo agli storici d’arte
Un grande mostra esplora il legame tra i felini, la femminilità e il potere attraverso le culture e i secoli, un legame attuale ancora oggi
Nel 325 l’omonimo Concilio dettò le linee di quella che sarebbe diventata la dottrina cattolica come ancora la conosciamo (con tutte le sue ricadute sull’arte), ma non fu un evento pacifico: fra i padri conciliari volarono anche schiaffoni e san Nicola da Bari prese a sberle il prete Ario
Nelle sale di Palazzo Chiablese la Galleria Sabauda di Torino celebra l’artista partendo dalla sua straordinaria «Annunciazione», cui si aggiungono importanti prestiti italiani ed esteri



