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Ottimismo generalizzato

Perlopiù in aumento i bilanci di metà anno delle case d’asta italiane. Finarte ha acquistato Minerva. Due Fontana tra i primi quattro top

Michela Moro

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Le 17 case italiane che hanno fornito i risultati del primo semestre 2017 sono perlopiù in crescita rispetto allo scorso anno. Le strategie sul mercato italiano delle società anglosassoni hanno prodotto una maggior distribuzione di risorse alle realtà italiane. Forse troppi e troppo piccoli, ma rispondenti alle diversità locali, e magari in procinto di nuove partnership, come il recente acquisto da parte di Finarte della romana Minerva Auctions, i vari attori compongono una mappa poliedrica del mercato all’incanto.

Al primo posto Meeting Art, di Vercelli, con un totale di 21,3 milioni. L’ad Pablo Carrara conferma i settori di maggior rilievo (arte moderna e contemporanea e orologi) e l’aumento dei clienti esteri (che costituiscono il 35% del fatturato della casa d’aste), in particolare da Usa, Canada, Germania e Regno Unito.
Soddisfazione per Cambi, al secondo posto con 21,2 milioni. Il titolare Matteo Cambi osserva: «Il semestre ha avuto il più alto fatturato di sempre, raggiunto grazie alla cifra eccezionale ottenuta dall’arte orientale e all’innalzamento qualitativo generale».

Terza posizione per Il Ponte, con 15 milioni di euro. La direttrice Rossella Novarini commenta: «Sono in crescita arte contemporanea e gioielli, cui si affiancano le arti decorative del Novecento, il design e il neonato dipartimento di libri, manoscritti e incisioni. Ottimo risultato anche per l’arte orientale».
Pandolfini registra un totale di 14,6 milioni. Secondo il direttore Pietro De Bernardi «i settori più rilevanti sono la pittura antica e l’Ottocento (che hanno sfiorato i 3,5 milioni) e il moderno e contemporaneo (2 milioni). Si nota un crescente interesse per l’arte italiana rinascimentale e del primo ’500, per la pittura barocca italiana e per l’arte spagnola di alta epoca, molto ricercata dal collezionismo internazionale».

Sotheby’s e Christie’s partecipano con una sola asta: la prima con un totale di 14,1 milioni, in crescita rispetto al 2016, la seconda con 13,3 milioni, in discesa rispetto all’anno precedente.

Bolaffi segna circa 11 milioni di fatturato. L’amministratore delegato Filippo Bolaffi commenta: «Abbiamo registrato un incremento del fatturato, di oltre 2 milioni, e un aumento di acquirenti di oltre il 20%. L’asta di numismatica (settore in cui Bolaffi è leader in Italia) ha fatto segnare un nuovo record, con un incasso di oltre 4 milioni. Hanno confermato il trend positivo anche le aste di francobolli e di gioielli. Ottimo il debutto nell’arte orientale».

Wannenes realizza 10.000.968 euro. Osserva Guido Wannenes: «Registriamo una crescita di tutti i dipartimenti. Exploit per una tela di qualità e dimensione museale di Valerio Castello e per una scultura in marmi diversi dell’Ottocento raffigurante Minerva, seguite da una tela di Piero Dorazio del 1977. Di valore assoluto l’aggiudicazione a 99.200 euro di una coppia di poltrone modello Fiorenza degli anni ’40 di Franco Albini».

Due le aste di Farsettiarte, con un incasso di 9 milioni, uno in più del 2016.
Minerva Auctions ha raccolto 4,8 milioni, dovuti in buona parte alla trattativa privata con il Mibact per la vendita dell’archivio Castiglioni (1,1 milioni di euro). Eccellenze nei reparti gioielli e arte moderna, buoni risultati di dipinti antichi e dell’Ottocento, in netta ripresa rispetto al biennio scorso. Minerva si conferma la prima casa d’aste a Roma e nel Centro sud.

La genovese Boetto segna 4,35 milioni. Le aste sono state 5 invece di 6: la difficoltà di reperire arte orientale ha infatti indotto Boetto a non tenere l’asta. «Il settore più forte, rimarcano dalla casa d’aste genovese, è quello dell’antiquariato, pur frenato dall’attesa della nuova legge sulle esportazioni che, già approvata in Parlamento, resta in attesa di un decreto attuativo. A questo seguono arte contemporanea e design, che va molto bene grazie alla grande richiesta dall’estero».

Segue Pananti da Firenze (2,5 milioni), con un’annotazione sulla buona tenuta del mercato e un ricambio generazionale degli acquirenti.
Czerny’s totalizza 2,2 milioni, in leggera flessione rispetto al 2016.
Capitolium registra un incasso di 1,98 milioni. «Possiamo quantificare una crescita intorno al 20-30%, commenta il direttore Gherardo Rusconi. Oltre ai buoni risultati nel settore dei gioielli, il dipartimento di punta rimane il moderno anche se il design sta crescendo esponenzialmente. A settembre inaugureremo il nuovo dipartimento di vini».

Due aste per Blindarte, con un totale di 1,45 milioni. Commento: «Notiamo interesse di nuovi collezionisti napoletani, di generazioni più giovani, e anche dall’estero, soprattutto per la pittura napoletana antica e dell’Ottocento».

International Art Sale, specializzata in gioielli, ha totalizzato 1,44 milioni. Il commento dell’ad Gianfranco Saccucci: «Il mercato internazionale è indirizzato verso pietre di alta qualità (diamanti o gemme di colore come zaffiri, rubini e smeraldi), che i dealer  si contendono con forti rialzi e cifre alte».
Chiude la lista Vincent, con 830.630 euro di venduto. Dichiara la direzione: «Abbiamo avuto risultati incoraggianti soprattutto per i dipinti del XIX secolo, con il 75% di venduto nelle due tornate dedicate alla pittura napoletana».

Michela Moro, 05 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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