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Shirin Abu Shaqra, un fotogramma da «Conversations with change», 2010. Produzione Les Fresnois Studio National des Arts Contemporains

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Shirin Abu Shaqra, un fotogramma da «Conversations with change», 2010. Produzione Les Fresnois Studio National des Arts Contemporains

Nella lunga notte di Beirut

Allo Studio La Città una mostra in collaborazione con la libanese Galerie Tanit per squarciare il buio della martoriata capitale

Camilla Bertoni

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«I’m one acquainted with the night», uno che sa di cosa è fatta la notte. La notte è quella di Beirut, seguita alla grande esplosione nel porto che ha devastato la scorsa estate la città. Un’esplosione che arriva al culmine di una storia di guerra, frutto di «un sistema distruttivo diventato parte integrante del popolo libanese». E tra coloro che sanno di cosa sia fatta quella terribile notte, ci sono i galleristi e gli artisti che a quel buio hanno risposto con le loro opere e le loro azioni.

In collaborazione con Galerie Tanit di Beirut, lo Studio la Città ospita dal 5 giugno e fino a settembre una mostra dedicata al Libano. «Una mostra innanzitutto per esprimere solidarietà, spiega Hélène de Franchis, titolare dello Studio la Città, nei confronti di una galleria che conosco da cinquant’anni e perché penso che ciò che è accaduto sia un evento davvero terribile. Ma anche perché è stimolante mostrare e studiare il lavoro di artisti per me ancora poco noti, ma che ritengo molto interessanti».

Il concetto di distruzione che ha imperato negli ultimi quarant’anni è il punto di partenza per tutti gli artisti selezionati, originari di Libano, Siria, Iraq, provenienti da percorsi formativi diversi, ugualmente ricchi e articolati, che approdano a media differenti, dall’affresco alla ceramica, al disegno, alla foto, al video, ma la loro è una lettura rivolta al superamento.

«Ho ammirato per esempio l’energia di Al Kadiri, continua la gallerista, che ha reagito alla distruzione dei luoghi d’arte con l’arte stessa realizzando il grande murale che ha poi frammentato e messo in vendita in rete per raccogliere fondi da destinare alla ricostruzione degli edifici del porto di Beirut».

Affianca la mostra il lavoro che Gabriele Basilico ha dedicato al Libano dal 1991 al 2011. «Ho pensato, commenta de Franchis, che sia più che mai coinvolgente e interessante riproposto ora. In particolare il video realizzato nel 1991 con la regia di Tanino Musso, inviato Rai, su committenza della Fondazione Hariri e il coordinamento della scrittrice libanese Dominique Eddé che ha scelto Basilico insieme a Raymond Depardon, Fouad Elkoury, René Burri, Josef Koudelka, Robert Frank, fotografi diversi come esperienze e provenienza, per documentare il centro della città distrutta da una guerra civile durata oltre quindici anni e prima della sua ricostruzione».

Shirin Abu Shaqra, un fotogramma da «Conversations with change», 2010. Produzione Les Fresnois Studio National des Arts Contemporains

Camilla Bertoni, 04 giugno 2021 | © Riproduzione riservata

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Nella lunga notte di Beirut | Camilla Bertoni

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