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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliNarni (Tr). È un segno caparbiamente positivo e propulsivo, nonostante la tragedia di una terra terremotata che trema ancora, l’apertura il 18 e 19 novembre di La Stanza (ci sono cieli dappertutto) in un edificio in via del Campanile 13, dietro la cattedrale e il Teatro Comunale, sorta di prolungamento di un convento francescano del Trecento, ma ancora più antico, con affaccio diretto sulla Valnerina.
Un’inaugurazione con un doppio evento, visivo e letterario, attorno al concetto stesso di «stanza»: venerdì 18 dalle ore 18 col vernissage della collettiva di artisti Andrea Aquilanti, Gianni Dessì, Luigi Ghirri, Marco Tirelli, Cathy Josefowitz, Gianni Leone, Elly Nagaoka, Giulio Paolini, Stefano Di Stasio, Paola Gandolfi, Laura Palmieri, Federico Pacini; sabato 19 dalle ore 12 con un reading di scrittori e poeti: Brunella Antomarini, Carlo Bordini, Maria Grazia Calandrone, Claudio Damiani, Lindo Fiore, Mia Lecomte, Sandra Petrignani, Lidia Riviello, Beppe Sebaste, Sergio Zuccaro e altri.
È proprio lo scrittore Beppe Sebaste che ha ideato questo nuovo contenitore per le arti, che vuol farsi «laboratorio di pratiche e linguaggi. Un luogo di creazione, ma anche di ricerca e di raccoglimento, di felicità, di pellegrinaggio. Un modo di giocare con la verità», e lo gestisce insieme a Roberta Boccacci, Emanuela Manini, Silvia Bordini (che per l’occasione presenta in mostra un suo video) e altri amici e collaboratori.
L’idea è di proporre punti di vista a tema, quattro l’anno per la durata di una stagione, che di volta in volta saranno affrontati, percorsi, indagati da artisti, poeti, scrittori, videomaker, filosofi e pellegrini attraverso mostre personali e collettive, letture, laboratori, seminari, performance, concerti, giochi, proiezioni di film e altro.
A riflettere su questo primo tema della «stanza» affiorano subito le suggestioni più disparate, a ognuno le sue, in un arco di tempo, pensiero, arte che va dal Vangelo di Matteo al Poliziano, da Pascal a Virginia Woolf. Perché la stanza «è il luogo simbolico di un andirivieni tra interno e esterno, tra visionarietà privata ed esteriorità pubblica, proprio come lo strano destino e la buffa peripezia, oggi sempre più astratta e de-realizzata, che è fare e pubblicare testi, fare e mostrare opere».
Info: tel. 349 2133591.

Silvia Bordini, still dal video «La Stanza», 2016

Cathy Josefowitz, «Senza titolo», olio, carboncino e collage su tela, 2009, cm 180x 190

Marco Tirelli, Senza titolo, 2016, tempera e inchiostro su tela, cm 80x100

Un interno di La Stanza (si sono cieli dappertutto) a Narni
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