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Una veduta dell'allestimento

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Modena, la memoria della nuova arte polacca

Stefano Luppi

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Modena. La sorpresa principale, nella rassegna «La memoria finalmente. Arte in Polonia: 1989-2016» (a cura di Marinella Paderni, Palazzina Vigarani di Modena, fino al 5 giugno, catalogo SilvanaEditoriale) che presenta una serie di lavori dalla qualità alterna, è che i giovani artisti polacchi si sono in parte «liberati» del peso della propria storia. Nelle opere, infatti, non c’è traccia di uno dei principali papi della storia, Giovanni Paolo II Karol Józef Wojtyła, oppure dell’ex presidente Lech Wałęsa mentre ci sono cenni alla terribile storia dell’invasione nazista della Polonia e della deportazione degli ebrei polacchi nell’ultima guerra mondiale.
La ricerca di un’identità nel presente che rappresenti anche la promessa di un futuro è il leitmotiv dell’esposizione che cita nel titolo, «La memoria finalmente», una poesia della poetessa Wisława Szymborska, Nobel per la letteratura nel 1996. Quindici gli autori selezionati: «Particolarmente intensi, lucidi e poetici nel restituire la temperatura del loro presente e delineare i contorni del loro futuro», spiega la curatrice. Si tratta di Mirosław Balka (1958), Paweł Ałthamer (1967), Wilhem Sasnal e Monika Sosnowska (1972), Nicolas Grospierre (1975), Michał Budny, Paulina Ołowska e Aleksandra Waliszewska (1976), Michał Grochowiak (1977), Iza Tarasewicz (1981), Jakub Woynarowski (1982), Anna Molska (1983), Ewa Axelrad (1984), Agnieszka Polska (1985), Slavs and Tatars (2006).

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Stefano Luppi, 21 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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