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Misogini contro androgine

La donna come demone e come vittima tra Otto e Novecento

La madre di tutti i conflitti, quello tra l’uomo e la donna, è al centro della mostra «La battaglia tra i sessi. Da Franz von Stuck a Frida Kahlo», aperta fino al 19 marzo presso lo Städel Museum. Provenienti da collezioni di musei tedeschi, le 150 opere selezionate dai curatori Felicity Korn e Felix Krämer, illustrano tutte le lunghezze d’onda di una problematica senza tempo. La cronologia comprende la produzione artistica dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento, con opere che presentano le molteplici sfaccettature di un tema cardine della storia e della psicologia dell’essere umano.

Per Franz von Stuck, Max Liebermann, Auguste Rodin, Gustav Klimt, Aubrey Beardsley, Alfred Kubin, Félicien Rops e altri artisti simbolisti in mostra, la donna è spesso rappresentata nelle vesti di una Salomè con la testa del Battista, come Pandora che apre il vaso del male, come figura tentatrice di sant’Antonio, come Eva avvinta da spire di serpente in atto di cogliere il frutto proibito (che in verità fu quello della conoscenza), e in genere come ammaliatrice, bellissima e irraggiungibile femme fatale. In Gustave Moreau la donna è la terribile Sfinge sfidata da Edipo-uomo.

Per Munch è l’emblema dell’isolamento dell’uomo con se stesso, paralizzato dall’abbraccio di amore e morte. Negli anni Sessanta dell’’Ottocento erano sorti in Nord Europa i primi movimenti per l’emancipazione della donna, e l’uomo ne è, come scrivono i curatori, «terrorizzato». Le donne artiste rispondono con l’ironia di Suzanne Valadon, nel suo «Adamo ed Eva» del 1909, in cui si autoritrae nella Progenitrice. Oppure con i fotomontaggi dadaisti degli anni Venti con cui Hannah Höch decostruisce la donna-macchina.

Nel 1919 in Germania le donne avevano acquisito il diritto di voto. L’arte fa suo questo nuovo scenario sociale, determinando, anche sulla scorta della scienza freudiana degli impulsi del profondo, il tipo androgino, illustrato in vario modo dalla sensibilità surrealista di Max Ernst e Hans Bellmer, tra gli altri: è la fusione degli opposti, per una totalità dell’essere che risolve l’antica ferita. Ma le nove frecce che colpiscono il «piccolo cervo» (così nel titolo) dipinto da Frida Kahlo nel 1946 (opera che segna il termina cronologico ultimo della mostra) lasciano addolorato e stupito il volto della stessa, che si autoritrae al posto della testa dell’animale. È sempre una fusione di nature diverse, ma l’innesto fa ancora sanguinare.

Guglielmo Gigliotti, 10 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

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Misogini contro androgine | Guglielmo Gigliotti

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