Del «Busto di Michelangelo Buonarroti» scolpito da Daniele da Volterra esistono diversi esemplari in bronzo, che, provenienti da musei internazionali quali il Louvre, il Jacquemart-André a Parigi e l’Ashmolean di Oxford, troviamo riuniti per la prima volta alla Galleria dell’Accademia dal 15 febbraio al 19 giugno nella mostra a cura di Cecilie Hollberg «Michelangelo: l’effigie in bronzo di Daniele da Volterra».
A partire dal recente restauro dell’esemplare conservato nel museo stesso, l’intento è di indagare l’ampio dibattito che riguarda il rapporto tra originali e derivazioni e che, proprio nel caso della fusione delle effigi bronzee di Michelangelo, pone problemi di cronologia in parte rimasti insoluti, eccezion fatta per il busto di Casa Buonarroti a Firenze, rimasto per secoli di proprietà degli eredi.
Messi a confronto i nove busti bronzei possono ora essere esplorati nei loro valori estetici e nella tecnica esecutiva, dopo esser stati oggetto di una campagna approfondita di indagini innovative, sia sui materiali (con la supervisione di Mario Micheli, docente di storia e tecnica del restauro nell’Università Roma 3, e che già ha operato sui Bronzi di Riace e sulla Lupa capitolina), sia tramite la scansione 3D realizzata da Adam Lowe che permette di creare dei modelli virtuali e svolgere un raffronto tra le diverse volumetrie.
È prevista una giornata di studio, i cui esiti saranno editi nel catalogo di Mandragora, insieme a quelli delle indagini diagnostiche. L’impresa è stata realizzata con la sponsorizzazione di Intesa Sanpaolo Innovation Center e Gallerie d’Italia.
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