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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliFirenze. Alla Biblioteca degli Uffizi capita che il direttore Claudio Di Benedetto peschi tranquillamente un volume d’arte dai nobili scaffali perché l’ha richiesto uno studioso. Accade perché, quando arrivano ferie o malattie, chi è in servizio non basta. È la norma, in Italia: molte istituzioni pubbliche specializzate in arte cercano di aprire cinque giorni alla settimana nonostante arranchino con personale e fondi. Pertanto stride ancora di più la scelta della Fondazione Torino Musei di ridurre l’apertura della sua ormai storica Biblioteca d’arte presso la Gam, dalle abituali 35 ore ad appena 11 nei soli venerdì e sabato mattina (cfr. l’articolo a p. 8). Gli studenti di Storia dell’arte, occupando pacificamente la sala il 3 aprile scorso, hanno rimarcato un principio limpido: l’accesso alla cultura e alla conoscenza si misura anche su fatti concreti perciò l’orario di una biblioteca è essenziale perché studiare è un diritto.
Il panorama delle biblioteche del settore è alquanto variegato. Istituti come l’Hertziana di Roma e il Kunsthistorisches di Firenze (entrambi finanziati dall’istituto di ricerca tedesco Max Planck) brillano per comodità di consultazione e servizi e viaggiano su orbite proprie. Alcuni storici dell’arte, con richiesta dell’anonimato, raccontano come una volta approdati nelle sale gestite dai tedeschi o simili abbiano abbandonato enti quali, citano, la storica biblioteca di Palazzo Venezia nella capitale. Dove riconoscono di accogliere meno specialisti di un tempo ma più studenti, segnalano di muoversi in spazi insufficienti, sparsi, difficili da gestire, che non tutto il personale è di ruolo, e di non poter rimpiazzare chi lascia per limiti di età. Al direttore della biblioteca al Castello Sforzesco di Milano, Sergio Graffi, proprio i pensionamenti daranno grattacapi a partire dall’autunno: «Il turn over nelle pubbliche amministrazioni è bloccato. E manca lo spazio per i volumi. Diciamo che è un vivere stimolante». Già: chi passa il testimone di un mestiere che non si improvvisa? Conferma il cruccio Lucio De Matteis della Molajoli di Napoli, chiusa per lavori all’impianto di riscaldamento (ma si spera di riaprire a fine maggio): «Due colleghe lasciano quest’anno, io e un’altra abbiamo 60 anni. Chi salverà la memoria storica?» Per mantenere orari regolari la bolognese Fondazione Zeri, con la sua formidabile fototeca, si appoggia anche a tirocinanti e studenti. Ricorrono a stagisti e contrattisti gli Uffizi, dove i cinque dipendenti fissi scenderanno a quattro in ottobre. Di Benedetto tocca un nodo cruciale: «Se togli un custode dal museo hai ricadute di pubblico e di rendita, mentre una biblioteca non produce cassa. Qui i superiori ci ascoltano da sempre, anche sul budget, tuttavia quando scarseggiano i custodi è inevitabile finire in lista d’attesa». Giulia Talamo rivendica come per la Gnam a Roma debbano valere la qualità del servizio e l’unicità dei titoli conservati solo lì, non il numero di frequentatori imparagonabile a un museo. Dalla Fondazione Ragghianti di Lucca Maria Teresa Filieri non nutre dubbi: «Abbiamo ridotto le manifestazioni espositive da tre a una all’anno per gestire meglio biblioteca, fototeca e archivio in quanto siamo un centro studi, non un centro mostre».
Solo scambi e donazioni
Un capitolo dolente è come ottenere libri. Con i portafogli vuoti o semivuoti, vale lo scambio con altre biblioteche abbinato a donazioni ben scelte: così fan tutte o quasi. Dal Castello di Rivoli la responsabile Maria Messina ammette: è dura colmare le lacune con questo sistema. Cambia la musica per chi appartiene a un’istituzione come la Biennale di Venezia: da sempre invita artisti e architetti a donare cataloghi e volumi sul loro operato, pertanto l’afflusso di testi è garantito. La formula funziona al punto che l’archivio-biblioteca del MaXXI di Roma l’ha adottata. Invece Carla Barbieri, della «Poletti» destinata al prossimo Polo della cultura modenese con la biblioteca della Galleria Estense, segnala una difficoltà insolita: «Molte grandi case editrici non distribuiscono tempestivamente i cataloghi delle mostre allestite anche con soldi pubblici. Abbiamo una rete di persone per procurarceli pagandoli in conto cassa: tutto chiaro e tutto in regola, ma quanta fatica inutile». L’Italia non è un Paese facile per chi frequenta le biblioteche. Ma neanche per chi le gestisce.

Le biblioteche della Fondazione Cini

Biblioteca degli Uffizi

Biblioteca della Biennale a Venezia
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